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Era stato fermato in Kurdistan, torna a casa l'attivista italiano

L'attivista italiano Alessandro De Ponti

ROMA.  È stato rilasciato ed è già tornato in Italia Alessandro De Ponti, l'attivista italiano fermato alcuni giorni fa nel Kurdistan iracheno senza documenti e con una ferita alla spalla dopo aver passato il confine tra Siria e Iraq. La notizia del fermo era arrivata il 5 luglio scorso e fino ad oggi il giovane - che non è mai stato detenuto - era in stato di fermo in attesa che le autorità curde completassero gli accertamenti. De Ponti, 23 anni, di Treviglio (Bergamo) - secondo fonti del suo paese di origine - è arrivato a Milano Malpensa alle 22.30 con un volo di linea. È atteso attorno all'una a casa dove vive con la madre, Cristina Rivoltella, e con la sorella minore. La sua situazione è stata monitorata fin dal primo momento dal console italiano a Erbil e dall'ambasciata d'Italia a Baghdad, anche se non ci sono mai stati allarmi particolari per la sua incolumità, come ha detto nei giorni scorsi il capo dell'Unità di crisi della Farnesina Claudio Taruffi. A Erbil è stato anche visitato da un medico. Il ragazzo, da sempre simpatizzante della causa curda, era partito da Treviglio a fine aprile, e fino al momento del fermo non aveva più dato notizie alla famiglia.  La procura di Roma ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato e senza indagati sul suo ferimento e ora sarà sentito sulle circostanze di questo ferimento e sui motivi del viaggio. Secondo alcuni voleva unirsi all'esercito curdo nella lotta contro l'Isis. Secondo altri il suo obiettivo era quello di lavorare con organizzazioni umanitarie attive nell'area. «Alessandro è un ragazzo non sprovveduto, che conosce molto bene la situazione geopolitica di quella zona», avevano  raccontato gli amici a Treviglio, dove milita in un collettivo della sinistra antagonista, 'Tanaliberatuttì. Ora un sospiro di sollievo per tutti.

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