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Musumeci: «Il centrosinistra porterà la Sicilia fino al collasso»

Per l’esponente del centrodestra «Renzi tratta Crocetta peggio di una cameriera alla vigilia del licenziamento»

Il governo Crocetta vive giorni febbrili e per Nello Musumeci, suo antagonista alle scorse elezioni, e oggi alla guida di un nuovo movimento, «l'agonia del governo è una punizione per il popolo siciliano».

Il governo Crocetta affronta l'ennesima crisi. Pensa che questo governo sia arrivato al capolinea?
«Il governo non è alle prese con nuova crisi, la crisi c'è sempre stata. Il governo è agonizzante, si tratta di capire quanto durerà l'agonia»

Dipende da Crocetta o dai partiti?
«Lui non lascerebbe nemmeno con la bomba atomica, vuole passare per vittima e spera di essere sfiduciato da quella che potremmo chiamare maggioranza. Ma i partiti non lo faranno. L'ultima boccata d'ossigeno potrebbe arrivare dalla nomina di alcuni assessori politici, del resto questo taglio si è aperto con l'ingresso di Pistorio in giunta».
Questo potrebbe aprire la strada ad altre «rivendicazioni» dei partiti?
«Ci saranno altre rivendicazioni ma non ci sarà una trattativa dura. Il centrosinistra non ha intenzione di andare a casa, l'accordo sarà facile. E questo significa una ostinata punizione nei confronti del popolo siciliano».
Cosa ha sbagliato questo governo?
«Non ha un'idea di Regione, non ha un progetto, un programma, un obiettivo. Ha vinto solo per due ragioni: da un lato una mirata operazione di potere economico-affaristico, dall'altra un’efficace mistificazione basata su una presunta capacità innovativa che invece si è rivelata in perfetta continuità con i governi Lombardo e Cuffaro».
In cosa consiste questa continuità?
«Sta nel metodo e nei nomi, nella burocrazia e negli assessori. Cartabellotta, Valenti, Bonafede, Pistorio avevano tutti legami con i governi passati. Uno dei maggiori sostenitori di Crocetta è stato il compianto onorevole Leanza, che è stato il capo del partito di Lombardo. Si procede solo con nomine di "amici del giaguaro" negli uffici di gabinetto, nomine che vengono fatte solo con due criteri o perché gelesi o perché di partito, spesso mortificando competenze e professionalità. Ci sono assessori che diventano segretari e viceversa, direttori che diventano assessori e viceversa. Tutto ciò dà l'idea di come questo presidente sia apparso assolutamente inadeguato».

È inadeguato anche nei rapporti con Roma, che spesso si trasformano in scontri con il sottosegretario Faraone?
«Faraone è solo il ventriloquo, chi parla veramente è Renzi. Che tratta Crocetta peggio di una cameriera alla vigilia del licenziamento. Renzi non può non avere rispetto per l'istituzione Regione: una cosa è la resa dei conti nel Pd, altra cosa è il rapporto fra il presidente del Consiglio e il presidente di una Regione».
Quindi lei nei rapporti con Roma, tifa per Crocetta...
«Io faccio il tifo solo per la Sicilia».

Il giudizio della Corte dei Conti è stato molto duro, si parla di un piano di rientro concordato con Roma...
«Da anni ripetiamo che il risanamento delle finanze regionali è legato alla volontà del governo nazionale. Renzi, invece di minacciare, farebbe bene a restituire alla Sicilia quel che ci è stato tolto. E sono miliardi di euro. Pensare al piano di rientro della Regione operando ancora tagli, significa ormai condannare l'Isola ad una irreversibile povertà».

Ma c'è veramente un rischio default?
«Che il bilancio sia sull'orlo del dissesto è fuori discussione. Finora si è fatto finta di non capire che la soluzione non sono i tagli, che pure sono stati necessari. Ormai però non c'è più nulla da tagliare, fatta eccezione per alcuni privilegi residui che resistono. Il problema va risolto a Roma con una seria trattativa e se serve con un serio contenzioso».

Trattativa e contenzioso sono strade diverse però...
«Finora Crocetta è stato talmente remissivo che ha persino formalizzato la rinuncia al contenzioso, privando le casse della Regione di diversi miliardi di euro che invece la Corte costituzionale ha giudicato legittimi. Se un grosso errore ha compiuto è stato di non avere posto come prima questione il rispetto degli articoli finanziari dello Statuto al tavolo romano. Gli è mancato il coraggio? La forza? L'autorevolezza? In ogni caso è colpevole: ha condannato la Sicilia agli stenti, le imprese sono senza aiuti, manca il lavoro, i consumi di conseguenza sono bloccati, migliaia di giovani sono costretti a fare le valigie».

Lei ha da poco tenuto a battesimo il suo movimento #diventeràbellissima: è il primo passo verso una campagna elettorale?
«Non è il mio movimento, è nato dalla base che ha chiesto a me di guidarlo. È un movimento a cui hanno dato vita e ossigeno centinaia di persone che non hanno mai fatto politica o che comunque erano lontani dalla mia area. È un movimento civico per recuperare alla politica pulita, quella dell'efficienza, centinaia di migliaia di siciliani».

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