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L’Europa a due marce del mercato del lavoro

PALERMO. Il mercato del lavoro in Europa presenta livelli di eterogeneità così ampi, da rendere arduo ogni raffronto statistico; del resto quando i giovani disoccupati sono l’8% del totale in Germania ed il 58% in Grecia, parlare di mercato europeo del lavoro ha quasi il sapore della beffa.

La Strategia Europa per il 2020 non fissa target specifici riguardo l’occupazione, ma indica piuttosto un obiettivo generale, costituito dal raggiungimento, appunto entro il 2020, di un tasso di occupazione del 75% per la popolazione tra i 20 e i 64 anni. Ad oggi, ogni cento cittadini europei che rientrano nella fascia di età 20-64 anni, ce ne sono 68 che hanno un’occupazione. Emerge tuttavia tra gli Stati membri un’elevata eterogeneità; cinque Paesi (Svezia, Germania, Paesi Bassi, Danimarca e Austria) hanno addirittura raggiunto e superato l’obiettivo stabilito per il 2020; ma sono ancora 18 i Paesi con valori dell’indicatore inferiori, e tra questi il nostro. In Italia il tasso di occupazione è pari al 60% e risulta quindi di ben 15 punti percentuali inferiore al target europeo del 2020; per di più esiste uno squilibrio di genere molto forte (70% di tasso di occupazione per gli uomini e appena 50% per cento per le donne). Nel confronto europeo, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori al nostro Paese.

La Strategia europea raccomanda che l’obiettivo di occupazione al 75% debba essere perseguito anche attraverso una maggiore partecipazione delle donne e dei lavoratori più anziani. Nella media dei 28 Paesi dell’Unione europea, l’occupazione tra 55 e 64 anni raggiunge il valore del 50%; ben sette punti più che in Italia dove ci si ferma al 43%. I divari all’interno dell’Unione permangono molto ampi e comprendono tassi che variano dal 74% della Svezia al 34% per cento della Slovenia. L’Italia si posiziona al 19° posto nella graduatoria europea. Tra le principali economie, il tasso di occupazione dei 55-64enni è superiore al 63% in Germania, sfiora il 60% nel Regno Unito e supera il 45% in Francia, mentre in Spagna è superiore di solo mezzo punto percentuale a quello italiano.

Sempre elevato e per di più in crescita risulta il numero delle persone potenzialmente impiegabili, ma che non cercano un lavoro. Il tasso di mancata partecipazione al mercato del lavoro rappresenta un indicatore particolarmente importante per quei Paesi, come l’Italia, caratterizzati da una quota elevata di persone che non cercano lavoro attivamente e, pertanto, non rientrano nel computo statistico della disoccupazione. Il tasso di mancata partecipazione italiano è pari al 22%, mentre nella Ue28 è pari al 14%. All’interno dell’area, l’indicatore tocca il valore più basso in Germania (6%), mentre raggiunge quello più elevato in Spagna (30%). L’Italia si pone al quarto posto nella graduatoria decrescente, con il valore più alto dopo Spagna, Grecia e Croazia.

I giovani rappresentano da sempre una delle categorie più vulnerabili e la loro condizione nel mercato del lavoro diviene sempre più preoccupante. Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto il livello più elevato dal 1977, pari al 40%. All’interno dell’Unione europea i tassi di disoccupazione giovanile variano dall’8% della Germania al 58% della Grecia. Insieme alla Grecia la condizione giovanile appare particolarmente critica, con un valore dell’indicatore che è pari o superiore al 40%, in Spagna, Croazia e Italia.

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