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Boldrini: "Senza soldi pubblici ai partiti rischio condizionamenti"

«La corruzione - ha aggiunto - è così pervasiva che non risparmia nessun settore» e «i fatti smentiscono un'altra rappresentazione di comodo per cui la corruzione riguarda solo la politica»

ROMA. «I politici corrotti vanno isolati». Lo ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini aprendo la presentazione della relazione annuale dell'Autorità nazionale Anticorruzione. «La corruzione - ha aggiunto - è così pervasiva che non risparmia nessun settore» e «i fatti smentiscono un'altra rappresentazione di comodo per cui la corruzione
riguarda solo la politica».

Senza il finanziamento pubblico ai partiti «c'è il rischio, in assenza di misure adeguate, di un
condizionamento della politica da parte di soggetti privati e una perdita di autonomia della politica». Così la presidente della Camera Laura Boldrini alla presentazione della relazione dell'Autorità Anticorruzione.

Il 90% delle amministrazioni ha adottato un piano anticorruzione, ma la qualità dei documenti è in molti casi «insufficiente» per «metodo, sostenibilità ed efficacia». Ed emergono «varie criticità». Lo segnala il presidente dell'Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone nella relazione presentata oggi al Parlamento.  «Le prime analisi, condotte su oltre
1.300 amministrazioni - riferisce Cantone nella relazione -  evidenziano un risultato in chiaro scuro; un livello pressochè generalizzato di adozione e pubblicazione dei Ptcp, i Piani
triennali per la prevenzione della corruzione (il 90% delle pubbliche amministrazioni ha, infatti, adottato il Ptcp e tra queste, più del 50% ha aggiornato il documento nell'ultima annualità) avvertiti, però, come un adempimento burocratico; la qualità dei documenti, infatti, in termini di metodo, sostenibilità ed efficacia è, in molti casi, insufficiente». «Varie - ha aggiunto - sono le criticità che stanno emergendo; la sostanziale assenza di un'analisi del contesto esterno in cui opera l'amministrazione (in oltre l'80% dei casi); la scarsa mappatura dei processi interni (puntuale solo nel 10% dei casi); l'inadeguata propensione ad applicare metodi di ponderazione del rischio (nel 35% dei casi non è stato previsto alcun metodo) o l'applicazione di metodi inefficaci (nel 45% dei casi); la scarsa integrazione con altri strumenti, quali il ciclo di gestione della performance (riscontrata solo nel 15% dei casi); la bassa propensione a prevedere misure specifiche rispetto a quelle obbligatorie previste dal Piano nazionale anticorruzione, e nei casi in cui ciò avviene (il 40%), una menzione generica».

A meno di «3 anni dall'entrata in vigore della legge 190 si riscontrano problematiche e dubbi
applicativi». Così Raffaele Cantone, presidente Anticorruzione, nella relazione al Parlamento: legge Severino e norme attuative sono strumenti centrali di prevenzione, ma servono «interventi legislativi per consentire una loro reale efficacia ed utilità». «In materia di trasparenza - segnala Cantone nella relazione - sarebbe, ad esempio, opportuna una semplificazione degli obblighi, una migliore regolamentazione dell'accesso civico, una previsione di accesso generalizzato anche per attività per le quali non vi è obbligo di pubblicazione, un bilanciamento con le esigenze di tutela della riservatezza». Ma soprattutto servirebbe «una rivisitazione del potere sanzionatorio», perchè «l'assenza di conseguenze punitive nel caso di inosservanza degli ordini emessi dall'Autorità rende meno efficace il controllo, e non consente di raggiungere l'obiettivo perseguito dell'adempimento degli obblighi da parte delle amministrazioni».  «In materia di inconferibilità ed incompatibilità - aggiunge Cantone - sono ancora più numerosi i correttivi da adottare;  gli ambiti della normativa sono, in più punti, incerti e contraddittori; il potere di vigilanza dell'Autorità finisce per limitarsi alla possibilità di esprimere un mero parere non vincolante e l'apparato sanzionatorio è di difficilissima applicazione concreta».

La corruzione è stato «un fenomeno per troppo tempo sottovalutato» ma «i danni che essa arreca non si fermano al singolo appalto o al singolo atto ma hanno effetti sociali ampi, minano la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni, alterano il gioco democratico, distorcono la concorrenza, allontanano gli investimenti e finiscono persino per essere causa della fuga dei cervelli». Così Raffaele Cantone presidente Anticorruzione nella relazione al Parlamento.

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