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Il prefetto Gabrielli: non ho responsabilità sul Cara di Mineo

"Mineo io l'ho trovato, non l'ho scelto", ha detto Gabrielli, che nel 2011 da capo della Protezione civile fu nominato Commissario per l'emergenza profughi dal Nord Africa

ROMA. «Ho molte responsabilità e molti peccati, ma non questo». Lo ha detto il prefetto di Roma Franco Gabrielli parlando della vicenda del Cara di Mineo (Catania) in Commissione parlamentare d'inchiesta sui centri immigrati a Palazzo San Macuto. «Mineo io l'ho trovato, non l'ho scelto - ha detto Gabrielli, che nel 2011 da capo della Protezione civile fu nominato Commissario per l'emergenza profughi dal Nord Africa -. Arrivo il 7 aprile 2011, mi consegnano il centro di Mineo, che solo dopo è diventato un Cara, e in qualche modo lo devo usare. C'erano dentro la Croce Rossa e soprattutto le persone. La gestione era in linea con quella emergenziale. La cosa migliore in quel momento era non muovere nulla».

A proposito dei rapporti con Luca Odevaine, ex componente del Tavolo nazionale sui richiedenti asilo al Viminale e finito in carcere nell'inchiesta su Mafia Capitale, Gabrielli ha detto: «Quando nominai come soggetto attuatore per Mineo il presidente della provincia di Catania Castiglione (attuale  sottosegretario, indagato dalla procura siciliana, ndr), perchè la Regione si era tirata indietro, lui aveva poche possibilità di venire a Roma e quindi nomina Odevaine», che rappresentava le province d'Italia al tavolo per l'immigrazione. «Non voleva un siciliano per non essere accusato di fare pastette».

«La Croce Rossa mi dice che con i propri fondi non reggeva il centro - ha proseguito Gabrielli - e mi fa una proposta da 46 euro al giorno a immigrato, per me abnorme. Così chiamo Odevaine e, come racconta nelle intercettazioni, gli dico 'O chiudiamo Mineo o facciamo una garà. Lui disse di fare una gara e con quella scendemmo a 29 euro a persona».

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