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"Fuori c'è il male", madre e figli rinchiusi in casa per più di 30 anni

A scoprire tutto l'intervento di un idraulico

GROSSETO. Per oltre 30 anni hanno vissuto, volontariamente, da reclusi in casa propria per paura del «male» che c'era fuori, in un paese della provincia di Grosseto: alla fine sono stati «liberati» dalla rottura di un tubo dell'acqua. L'idraulico intervenuto ha trovato una situazione da girone dantesco e da quella visita è scaturito l'allarme sfociato poi in un trattamento sanitario obbligatorio per la madre e i due figli, un uomo ed una donna, ormai cinquantenni. La vicenda è raccontata oggi sule pagine locali del quotidiano Il Tirreno, E risalirebbe ad un anno fa: è stata «riscoperta» oggi perchè la famiglia, dopo le cure in strutture assistite, potrebbe adesso tornare in quella che per decenni è stata la loro «tana».

Tutto è cominciato alla fine degli anni Settanta, quando i due giovani erano poco più che ventenni: quando l'allora ragazzo tornò dal servizio militare nessuno in paese lo vide più, e con lui la sorella. L'unica che ogni tanto nel corso di questi anni è uscita di casa giusto per ritirare la pensione e poche altre commissioni è stata la mamma, quella sotto la cui «al« protettrice» avrebbero vissuto i due figli senza mai uscire. Il terrore per il «male» che poteva contagiare da fuori le quattro mura domestiche li aveva indotti anche a foderare l'appartamento di carta assorbente per uso domestico e di nastro adesivo. Anche quando alcuni anni fa il figlio si è gravemente ammalato gli unici che sono riusciti entrare sono stati alcuni sanitari.

Amici di una volta, conoscenti e parenti sono restati sul pianerottolo. La spesa spesso veniva fatta al negozio sotto casa ordinando per telefono. Problemi economici non ci sarebbero stati grazie alla pensione della mamma: in casa sono stati trovati oltre 50.000 euro in contanti. Alla fine, quando il tubo dell'acqua rotto ha reso necessario l'intervento dell'idraulico, ovunque c'erano sacchetti di immondizia, cibo, oggetti ammassati ed i servizi igienici funzionavano in maniera precaria ed è stato così impossibile non richiedere l'intervento delle autorità sanitarie e della polizia.

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