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Terremoto in Turchia, l'"Obama curdo" fa perdere la maggioranza assoluta a Erdogan

Tayyip Erdogan

ISTANBUL. Terremoto curdo in Turchia: dopo 13 anni ininterrotti al potere il partito islamico Akp del 'sultanò Recep Tayyip Erdogan ha perso la maggioranza assoluta in parlamento inciampando sulla 'scommessa follè dell' 'Obama curdò Selahattin Demirtas, che ha portato il suo partito Hdp nato nel 2014 ben oltre la micidiale soglia di sbarramento del 10%, con un bottino di almeno 78 deputati. Il trionfo del 'Podemos curdò - nella capitale del Kurdistan turco Diyarbakir a migliaia sono scesi in piazza nella notte a cantare e ballare - è uno schiaffo per l'uomo che dal 2002  domina il Paese. Nonostante la costituzione gli imponesse di essere super partes, ha fatto una campagna martellante per l'Akp, chiedendo in mille comizi 330 seggi per proclamarsi 'superpresidentè con pieni poteri.

«È l'ultima uscita prima della dittatura», aveva avvertito prima del voto un'analista. Erdogan non solo ha perso la sua scommessa, ma il trionfo di Demirtas toglie la maggioranza e forse il governo al partito islamico. L'Akp, dopo lo spoglio ormai pressochè completo delle schede, ha riferito Cnn Turk, resta il primo partito turco ma si ferma a poco più del 40% (contro il 50% alle politiche 2011) e a 258 deputati su 550, quindi sotto la maggioranza di 276 necessaria per formare un governo monocolore.  Il primo partito di opposizione, il Chp di Kemal Kilicdaroglu è intorno al 25% (131 seggi), l'Mhp di Devlet Bahceli è oltre il 16% (82 seggi), l'Hdp sfiora il 13% (78-80 deputati). Insieme le opposizioni hanno più di 290 seggi. In teoria potrebbero formare una coalizione di governo. Sarebbe un ulteriore terremoto per il Paese. Ma, anche se il Chp già chiede la designazione a premier del suo leader Kilicdaroglu, il 'sultanò con ogni probabilità farà di tutto per impedirlo. Erdogan infatti, come prevede la costituzione, sarà l'arbitro del dopo elezioni. Un arbitro che però ha giocato finora da protagonista la partita con la squadra avversaria.  Vari scenari ora sono possibili.

Erdogan può cercare di promuovere un governo di minoranza dell'Akp guidato dal premier uscente Ahmet Davutoglu - che si è rimesso alla «decisione del popolo», ma ha anche avvertito che l'Akp resta «un pilastro» nello scenario politico turco - fino a elezioni anticipate. Può anche cercare di promuovere un'intesa con uno dei tre partiti di opposizione. Il più probabile candidato sarebbe il Mhp. Ma prima del voto tutti gli oppositori avevano escluso ogni alleanza con l'Akp, dopo avere denunciato per anni le spinte dittatoriali e islamiche del 'sultanò e la corruzione emersa con la Tangentopoli del Bosforo, affossata dal potere.  Chp, Mhp e Hdp potrebbero dunque cercare di trovare un'intesa - malgrado le scintille fra i curdi del Hdp e i nazionalisti del Mhp - almeno per togliere all'Akp le leve del potere fino a elezioni anticipate, che spetta al presidente decidere se e quando convocare. «È chiaro che ci sarà un governo di coalizione», ha detto questa sera il segretario generale del Chp Gursel Tekin. Mentre l' 'Obama curdò, intervenendo stasera di fronte ai suoi sostenitori in delirio, ha escluso a priori qualsiasi compromesso con l'Akp e ha dato per sepolto il progetto 'iper-presidenzialistà di Erdogan.

Il partito del 'sultanò ha perso in effetti molti consensi nel Kurdistan, dove sembra che Demirtas sia riuscito ad attirare parte del voto conservatore che alle politiche precedenti era andato all'Akp, e anche nelle regioni lungo il confine con la Siria, dove la politica aggressiva del 'sultanò, accusato di appoggiare i gruppi armati jihadisti, e la presenza di centinaia di migliaia di profughi siriani, provocano scontento.  Il 'Podemos curdò, che ha fatto proprie parte delle idee libertarie della rivolta nel 2013 dei ragazzi di Gezi Park contro la deriva autoritaria e islamica imposta al Paese da Erdogan, repressa con pugno di ferro, ha conquistato consensi oltre l'elettorato curdo. E ha ottenuto probabilmente l'appoggio di buona parte dei circa tre milioni di giovani che oggi votavano per la prima volta.  Il 'sultanò aveva voluto fare di queste elezioni una sorta di referendum sulla sua persona. E per la prima volta ha perso.

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