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Il riconoscimento dell’Unesco, Angelini: «È un’occasione da non buttare via»

«Qua dobbiamo scegliere fra u zu Totò e le sue esigenze e la proiezione internazionale di questa città. Trovo sconcertante che ancora si discuta sull’opportunità o meno di pedonalizzare alcunee aree, visto che stiamo parlando di un’opportunità anche economica per i palermitani». Aurelio Angelini, docente universitario, sociologo dell’Ambiente, nonché direttore in Sicilia della fondazione Patrimonio Unesco, è stato l’uomo che ha curato il dossier dell’itinerario arabo-normanno. Si tratta di quell’insieme di monumenti fra Cefalù, Palermo e Monreale che fra il 3 e il 5 luglio saranno inseriti nella lista dei beni tutelati come patrimonio mondiale dell’umanità.

Angelini, intanto ce la farà Palermo a ottenere il riconoscimento?

«Noi abbiamo completato il percorso istruttorio. La candidatura è all’ordine del giorno del Comitato patrimonio mondiale dell’Unesco che si riunirà a Bonn a partire dal 29 di questo mese. In genere, comunque, quando arrivano all’esame del comitato mondiale, le decisioni sono già sostanzialmente validate».

Quindi si può dire che è fatta.

«Direi che la sfida comincia proprio ora. La salvaguardia dei monumenti e la creazione attorno a essi di iniziative attrattive e di valorizzazione diventano ora le scommesse più importanti».

Le pedonalizzazioni, come la chiusura al transito privato di corso Vittorio Emanuele hanno acceso un dibattito tra favorevoli e contrari.

«In tre anni ho svolto una cinquantina di incontri in città e ho trovato un consenso vastissimo. A eccezione di qualche residente. Abbiamo anche avuto risposte immediate, come quella dei parlamentari siciliani che subito hanno accolto la proposta di liberare la piazza davanti all’Ars».

Ma non la pensano tutti allo stesso modo, le assicuro. A cominciare dagli impiegati dell’Ars che hanno fatto un ricorso al Tar, perdendolo.

«Sì, è vero. Qualche minoranza, qualche residente resistono. Del resto, questa è la città in cui si protesta se non si fa e ci si mobilita quando si fa qualcosa. Purtroppo, a volte le due anime coincidono. Prendiamo corso Vittorio Emanuele. È un’arteria dove non si può posteggiare, l’inquinamento corrode i momumenti, il frastuono e lo smog provocano malattie cardiovascolari. Non comprendo i dubbi (specie di chi vi abita) sull’opportunità di togliere tutto ciò. Questi residenti sono privilegiati perché l’amministrazione permetterà loro di entrare e uscire in auto quando vogliono: altrove quando si pedonalizza una zona, i residentiti entrano e escono a orari stabiliti perché è l’interesse generale che prevale sul particolare. Anche i commercianti non hanno motivo di preoccuoarsi. Credo che ora, addirittura, comincerà la speculazione sul Cassaro, secondo destinato a diventere una delle strade più attrattive di Palermo».

Ma è proprio necessario chiudere al transito le zone vicino ai monumenti coinvolti: nel caso del Cassaro, la Cattedrale e Palazzo Reale?

«L’Unesco pone un tema semplice: nel momento in cui si riconosce la Palermo arabo-normanna come sito patrimonio dell’umanità vuol dire che da qual momento è l’umanità intera che se ne occupa e lo protegge. Ora, quali sono le misure che permettono di conservare questo bene e trasmetterlo alle generazioni future? Per prima cosa non danneggiarlo. Quindi si chiede la realizzazione di aree-cuscinetto che limitino l’impatto delle attività umane sui beni: niente smog, poco rumore, zero traffico, facilità di spostamento per i visitatori. In questa ottica, apprezzo la proposta del sindaco di creare un «ufficio arabo-normanno» con capacità di intervento per tenere tirata a lucido questa parte di città. Spero che ne faccia parte un nucleo di polizia turistica dei vigili, un nucleo interforze fra giardinieri, manutentori e spazzini per intervenire costantemente. E ancora, serviranno info- point turistici con bagni pubblici e fasciatoi per le mamme con bambini».

Cose che ancora non ci sono, però.

«Per questo dico che siamo all’inizio. Il progetto strategico deve vedere tutte le istituzioni lavorere insieme. Mi aspetto, infatti, che anche il Consiglio comunale discuta come far fiorire mille iniziative attorno all’itinerario arabo-normanno e creare forze di attrazione turistica».

Su cui siamo molto indietro.

«Tutta la Sicilia è indietro. Malta fa lo stesso numero di turisti avendo dieci volte meno in termini di monumenti e bellezze».

I Comuni con i beni patrimonio dell’umanità devono annualmente dare un contributo?

«Sì. Si è stabilito che i tre comuni pagheranno 30 centesimi per abitante. La quota di Palermo sarà di circa 130 mila euro. Andranno al comitato nominato per la gestione dell’itinerario che avrà il compito di cercare risorse a livello europeo e internazionale per interventi di valorizzazione dei monumenti».

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