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Meno imbarcazioni e posti di lavoro: pesca in crisi in Sicilia

Registrato dall’Osservatorio della Pesca del Mediterraneo. Il presidente Pernice: «La politica comunitaria ha causato riduzioni nella flotta e nell’occupazione»

MAZARA DEL VALLO. La crisi della pesca in Sicilia è fotografata dai dati. «La politica comunitaria di salvaguardia delle risorse ittiche attuata nel corso di questi anni ha, nel periodo 2000-2014, ridotto il numero di natanti da pesca da 4.329 a 2.882, la stazza da 231.185 GT a 164.446 GT e la potenza motori da 343.922 kW a 241.303 kW. Assieme alla flotta - ha sottolineato l’ingegnere Giuseppe Pernice, mazarese, che presiede l'Osservatorio della pesca del Mediterraneo, voluto da una legge regionale, e che ha redatto il ”Rapporto annuale sulla pesca e sull’acquacoltura in Sicilia”, - è stata pesantemente colpita anche l’occupazione nel settore primario e in tutta la filiera».
E proprio al «Rapporto 2014» è stata dedicata la riunione dell'Osservatorio della Pesca del Mediterraneo che si è tenuta presso la Sala Conferenza dell’Iamc-Cnr di Capo Granitola e che ha visto la partecipazione del Direttore Generale della Pesca Marittima e dell’Acquacoltura del ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Riccardo Rigillo. A dare il benvenuto ai partecipanti alla riunione è stato Mario Sprovieri, responsabile dell'Iamc-Cnr - U.O.S. di Capo Granitola. Alla stesura della sesta edizione del «Rapporto Annuale» hanno collaborato ricercatori, giuristi ed economisti, tutti componenti dell'Osservatorio ai quali, nel suo intervento, il presidente del Distretto della Pesca-Cosvap, Giovanni Tumbiolo, ha rivolto un plauso per la loro attività di ricerca.
Pernice ha anche evidenziato un dato considerato positivo e cioè una riconversione verso la pesca artigianale.

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