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Torrisi: «In Sicilia in forte crescita il turismo arabo e cinese»

PALERMO. «Cresce il turismo arabo e cinese anche se ancora è in una fase embrionale». Parola del presidente di Federalberghi Sicilia, Nico Torrisi, che ieri mattina è stato ospite alla trasmissione radiotelevisiva, Ditelo a Rgs.

Come mai sono in fase di crescita proprio i visitatori arabi e cinesi?

«Il cinese e l’arabo sono dei mercati interessanti su cui occorre assolutamente investire. Questi in particolare sono dei Pesi in evoluzione quindi è necessario puntare su di loro. Bisogna attrezzarsi per ricevere e accogliere al meglio questa tipologia di visitatori, studiando e analizzando soprattutto le usanze di queste culture. Bisogna sapere ad esempio, cosa mangiano e se preferiscono la doccia o la vasca in camera».

C’è invece, un calo delle presenze russe. Come mai?

«Si, abbiamo registrato effettivamente un calo dei visitatori provenienti dalla Russia. La causa è da attribuire alla crisi che il Paese sta attraverso e che ha ridotto moltissimo ai cittadini la possibilità di svolgere una vacanza. In passato c’era stato un boom di presenze. Tanto che, anche io ho ritenuto opportuno assumere una dipendente madrelingua russa. La città che amavano maggiormente ammirare era Taormina perché questa cultura adora il mare e la sabbia. Le potenzialità ormai sono sul mercato arabo e cinese. Addirittura di recente gli arabi hanno acquisito un complesso a Catania nella Perla Ionica. Complesso che diventerà una struttura alberghiera Hilton. Comunque di fatto i mercati forti rimangono sempre quelli inglesi, francesi e tedeschi. Invece, abbiamo registrato una grave flessione nel mercato interno: i siciliani che nella loro Isola si concedevano anche solo un fine settimana sono calati vertiginosamente».

Come mai questo calo tutto siciliano?

«La causa è semplice: i problemi infrastrutturali del trasporto. In Sicilia troviamo delle strade in pessime condizioni che ovviamente scoraggiano i cittadini a spostarsi tra una città e l’altra. È fondamentale dunque risolvere questi nodi infrastrutturali che ricadono sul settore turistico siciliano. Invece per quanto riguarda l’arrivo di visitatori arabi, russi e cinesi, le compagnie aeree dovrebbero comunque creare più collegamenti diretti a medio raggio. Occorre investire su questo, bisogna rendere facile il loro approdo sull’Isola».

I lavoratori del settore turistico sono formati bene per accogliere queste nuove presenze arabe e cinesi?

«Oggi cerchiamo di mettere in ogni piano delle strutture albergherei delle cameriere che parlino almeno l’inglese. La conoscenza delle lingue è fondamentale ormai. È ovvio che proprio l’inglese bisogna conoscerlo molto bene ma non basta. Diventa importante conoscere anche un’altra lingua diversa dalle standard richieste, ad esempio tedesco e francese. Bisogna iniziare a formarsi soprattutto sull’arabo, sul cinese e sul russo. I cittadini di questi Paesi spesso l’inglese non lo parlano. Quindi per comunicare è necessario conoscere le loro lingue. I giovani che cerchiamo nel nostro settore devono essere formati bene proprio sotto questo punto di vista».

Quali sono le figure che maggiormente si cercano nel settore turistico?

«In realtà un po’ tutte. Dobbiamo distinguere il settore turistico in due aree. La prima è quella di riferimento cioè legata a come si ricevono i visitatori. La seconda è invece, la tipologia del food, cioè tutto quell’ambito della ristorazione ce delle attività ricreative. Ecco, in entrambe le aree si cercano ragazzi molto professionali e soprattutto ben formati».

Ma c’è stato un aumento occupazionale nel turismo?

«No, anzi molti cali. Il problema è che se ne parla poco perché delle 34 mila strutture italiane legate al settore del turismo, la maggior parte sono piccole e medie imprese e quindi il calo occupazionale fa meno clamore. Però, abbiamo perso migliaia di posti di lavoro sia a tempo indeterminato sia stagionali cioè attivi nel periodo che va da Pasqua fino a ottobre».

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