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"Voto di scambio": il Gip rimette
in libertà Dina, Clemente e Mineo

PALERMO. Sono stati scarcerati i deputati regionali Nino Dina e Roberto Clemente e l'ex parlamentare Franco Mineo. Tutti e tre sono stati oggi rimessi in libertà dal Giudice per le indagini preliminari nel corso dell’interrogatorio di garanzia.

Il giudice - lo stesso che due giorni fa aveva disposto i domiciliari - ha sostenuto, secondo quanto riferito dai legali dei 3 politici, che la norma che la Procura avrebbe dovuto contestare loro, non è quella prevista dalle legge nazionale del '57, ma da una legge regionale del '70. Una differenza non da poco visto che la legge nazionale prevede una condanna fino a 4 anni di reclusione e, quindi, la possibilità di disporre la custodia cautelare, mentre quella regionale disciplina un reato punito fino a tre anni, quindi incompatibile con l'applicabilità' del carcere o dei domiciliari.

Sulla richiesta dei legali degli indagati di revocare la misura per la cessazione delle esigenze cautelari si è espressa favorevolmente anche la Procura. Restano ai domiciliari, invece, l'aspirante consigliere comunale Giuseppe Bevilacqua e il finanziere Leonardo Gambino, accusati anche di corruzione. Secondo gli inquirenti Bevilacqua avrebbe messo a disposizione il suo pacchetto di voti a Dina, Clemente e Mineo in cambio di finanziamenti per le proprie società e incarichi per alcuni familiari. Bevilacqua, infine, avrebbe anche chiesto voti alla famiglia mafiosa di Tommaso Natale promettendo, in cambio, posti di lavoro.

Dina e Clemente insieme a Giuseppe Bevilacqua si erano avvalsi della facoltà di non rispondere. L'ex parlamentare siciliano Franco Mineo e il finanziere Leonardo Gambino, accusati rispettivamente di corruzione elettorale e corruzione hanno invece risposto. Mineo si è detto estraneo alle accuse e ha sostenuto che Bevilacqua avrebbe millantato rapporti con lui. Secondo l'inchiesta che ha portato agli arresti, condotta dalla Finanza, Bevilacqua avrebbe messo a disposizione di Dina, Mineo e Clemente i suoi pacchetti di voti, alle regionali del 2012, in cambio di finanziamenti per le proprie associazioni e incarichi a familiari. Inoltre, avrebbe venduto cibo assegnato alla fondazione del Banco alimentate, da lui presieduta, e destinato ai poveri.

 

 

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