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L'ultima cena in famiglia, poi l'eutanasia

Molti giornali britannici hanno pubblicato oggi quella fotografia dell'ultima cena: sembra un'occasione di festa, una delle tante serate che gli Spector hanno trascorso in quello che sembra un ristorante cinese

LONDRA. Un gesto di amore estremo per la propria famiglia o di egoismo? L'opinione pubblica nel Regno Unito si interroga sulla vicenda di Jeffrey Spector, il 54enne imprenditore che ha organizzato una 'ultima cenà coi familiari, si è fatto fotografare con la moglie e le tre figlie, prima di andare nella clinica svizzera Dignitas, dove è stato sottoposto ad eutanasia. Non solo i familiari erano a conoscenza di tutto ma l'uomo non era malato terminale, anche se gli era stato diagnosticato un tumore alle spina dorsale giudicato dai medici inoperabile.

Molti giornali britannici hanno pubblicato oggi quella fotografia dell'ultima cena: sembra un'occasione di festa, una delle tante serate che gli Spector hanno trascorso in quello che sembra un ristorante cinese. Attorno a Jeffrey, che ancora nasconde i segni della malattia, le figlie, la moglie e gli amici che sorridono tenendo a freno con fatica le lacrime. In un video l'imprenditore ha spiegato quella sua decisione per molti assurda, affermando che lo ha spinto al suicidio assistito il timore di finire paralizzato dal collo in giù. La sua famiglia era contraria alla sua decisione ma alla fine ha dovuto accettarla e »sostenere Jeffrey al 100%«. »Sono una persona fiera, indipendente, credo nel diritto umano alla dignità«, ha affermato Spector nel suo video-testamento. Negli ultimi tempi i
sintomi si stavano accentuando. »Ero una bomba ad orologeria che cammina«, ha affermato. Ma ha comunque atteso che la sua figlia più piccola, Camryn, facesse gli esami di fine superiori. Se fosse finito paralizzato, sostiene ancora l'imprenditore, la responsabilità di 'staccare la spinà sarebbe ricaduta sui suoi familiari.

Jeffrey ha preferito fare tutto da solo, arrivare con le sue gambe nella clinica svizzera assumendosi ogni responsabilità di quella scelta. Ha seguito l'esempio di centinaia di persone che ogni anno fanno l'ultimo viaggio alla Dignitas da Paesi, come il Regno Unito, dove l'eutanasia è illegale. Spector ha anche criticato la normativa britannica in una intervista a un giornale locale. »Dato che il suicidio assistito è illegale molti finiscono con lo scegliere l'eutanasia all'estero prima del tempo per evitare che siano i familiari a dover prendere la decisione per loro e a rischiare di finire in tribunale«, ha detto. Il suo gesto ha già riacceso il dibattito sul suicidio
assistito nel Regno Unito. Da tempo si cerca di introdurre una legge che cambi le regole ma fino ad ora senza successo.

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