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Giro, Meana Landa fa sua la tappa, strapotere Contador

MADONNA DI CAMPIGLIO. Nei luoghi dove 16 anni fa si registrò l'ultimo, autentico trionfo, ma anche l'inizio del lento e crudele declino di Marco Pantani - stesse strade, identiche salite - Alberto Contador ha scritto una delle pagine risolutive del 98/o Giro d'Italia di ciclismo. Nella 15/a tappa, vinta all'ultimo scatto (in salita) da Mikel Landa, basco di Vitoria, classe 1989, un futuro radioso nelle corse a tappe e un presente che profuma di podio, lo spagnolo ha dominato la scena. Prendendo in mano il comando delle operazioni nella salita finale che portava a Madonna di Campiglio, stretto nella morsa di due corridori dell'Astana, il vicecapoclassifica Fabio Aru e lo stesso Meana, il capitano della Tinkoff-Saxo non ha voluto concedere alcunchè, dimostrando di poter gestire la corsa a proprio piacimento. Con lucida fatica.

Contador avrebbe anche potuto vincere, lo ha dimostrato rispondendo a ogni scatto dei due 'gialloturchesi' e poi ritrovandosi da solo sulla spinta successiva. Il 'Pistolero', alla vigilia del secondo giorno di riposo del Giro, in vista dell'ultima settimana di lotta dura sui terreni impervi e sulle salite più massacranti (Mortirolo e Colle delle Finestre su tutte), è stato impeccabile, insuperabile, pur senza volere strafare. Del resto, non è nel suo stile. A lui 'basta' vincere il suo secondo Giro in carriera, dopo quello conquistato nel 2008, sempre a Milano.

Contador resta con il colpo in canna, perché non ha ancora vinto una tappa e perché potrebbe anche continuare a 'gestire' la corsa senza colpo ferire. Non il massimo della vita, ma anche un modo diverso - non per lui, lo ha già fatto nel 2008 - di imporsi a Milano anche senza aggiudicarsi alcuna tappa. Di certo c'è che l'opera di demolizione dello spagnolo passa anche attraverso briciole di secondi sottratti agli avversari: come ad esempio ha fatto oggi, al chilometro 148,7, per aggiudicarsi il secondo traguardo volante della giornata (a Pinzolo). E' transitato alle spalle di Dupont, sprintando su Kangert (e soprattutto su Aru), per aggiudicarsi 6" di abbuono e rimpinguare il proprio vantaggio nella classifica generale. Una stoccata che dà la dimensione della voglia e dell'avidità della maglia rosa, che fa di tutto per mettersi al sicuro e scavare un solco sempre più profondo con il resto della ciurma.

Un Contador ragioniere, che gioca con i secondi, che non molla nemmeno un metro. Conti alla mano, gli unici concessi ad Aru sono la conseguenza di una caduta che ha messo a repentaglio il prosieguo del suo Giro. Con un Contador così sarà difficile anche sperare, per gli avversari. Domani il giorno di riposo permetterà a chiunque di resettare il proprio profilo atletico, di ridisegnare le strategie, perché dopodomani è in programma un'altra tappa-monstre, teoricamente pronta a scuotere il Giro, con il Mortitolo, il Tonale e l'Aprica da affrontare in un colpo solo. Difficile che martedì l'australiano Richie Porte riprenda il cammino: lo 'Skyman' oggi è sprofondato a quasi mezz'ora dal vincitore, ma già ieri aveva dato visibili segni di cedimento proprio sul terreno che predilige: la cronometro.

E' finito ko anche Rigoberto Uran Uran, 'scoppiato' sul Passo Daone e da quel momento naufragato assieme ai sogni di un possibile podio. Il colombiano è andato in crisi e, dopo il traguardo, non è riuscito nemmeno a trovare la forza di parlare. Per lui una sconfitta definitiva. Senza possibilità d'appello.

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