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Immigrazione, Gentiloni: "Interventi mirati sulle coste libiche"

ROMA.  «Non saranno operazioni di bombardamento da aerei o da navi in mare dei barconi e non sarà un intervento di occupazione con boots on the ground, forze militari sul terreno. Escluso ciò, restano un enorme lavoro di intelligence teso a individuare i trafficanti, le operazioni navali di sequestro e confisca in mare dei mezzi una volta salvati i migranti e incursioni mirate sulle coste».

Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato dal Corriere della Sera, spiega come agirà la missione Ue contro gli scafisti dopo il sì dell'Onu. «Entro il mese capiremo se la risoluzione del Consiglio di sicurezza va a buon fine. I due snodi essenziali sono: rassicurare i membri permanenti che il riferimento al Capitolo 7, cioè il ricorso all'uso della forza, non prelude a interventi militari in Libia, motivo di forte preoccupazione per Mosca e Pechino». «Secondo snodo, l'ingaggio delle autorità libiche a questo tipo di intervento, a partire dal Parlamento di Tobruk».

Quanto ai tempi, invece, per il via definitivo della Ue alla missione, «penso - dice Gentiloni - che il passo finale sarà quello del Consiglio europeo di fine giugno». «Il naufragio di un mese fa - riflette poi il ministro - avrebbe potuto essere un naufragio dell'Europa. Invece ha provocato un suo risveglio politico e il ruolo dell'Italia è stato decisivo. Nessuna singola misura può risolvere una volta per tutte il problema dei migranti. Sarà permanente nei prossimi decenni». «Non illudiamoci di poterlo cancellare, possiamo solo lavorare per regolarlo». «L'unica cosa che l'Italia non può fare - afferma Gentiloni -, checchè ne dicano alcuni nel dibattito interno, è pensare di affondare i migranti con tutti i barconi, o lasciarli al largo a morire».

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