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Azienda in crisi non paga l'Iva: assolta. Adesso si teme raffica di ricorsi

La sentenza riguarda il processo a carico di un imprenditore del settore dei trasporti che ha dimostrato al giudice di non avere i soldi per pagare le tasse

AVEZZANO. Potrebbe aprire un fronte di vasta entità con conseguenze al momento non quantificabili la sentenza del giudice del tribunale marsicano Stefano Venturini, il quale ha deciso che l'omesso versamento dell'Iva e delle ritenute - per oltre 600 mila euro -, perché l'azienda è in crisi e in condizioni di oggettiva impossibilità a pagare le imposte, non costituisce reato.

La notizia riguarda il processo a carico di un imprenditore del settore dei trasporti che ha dimostrato al giudice di non avere i soldi per pagare le tasse. Secondo la Comitas, l'associazione delle microimprese italiane, proprio in virtù di questa sentenza si apriranno ora le strade per una raffica di ricorsi analoghi in tutta Italia. La Comitas ne è talmente convinta che offrirà assistenza legale a tutti gli imprenditori i quali, senza dolo, non siano riusciti a pagare l'Iva o le altre incombenze fiscali al "fine di presentare ricorsi in tribunale e far valere il principio riconosciuto oggi".

"In sostanza - spiega Comitas - gli imprenditori non riescono a rispettare gli obblighi fiscali non perché siano degli evasori di professione, ma perché di fatto impossibilitati a causa della conseguenze della crisi. Viene meno cioè l'intenzionalità di danneggiare il fisco o sottrarsi alle proprie obbligazioni". La sentenza di Avezzano tratta la vicenda, che va dal 2007 al 2009, di un imprenditore che aveva fatturato sette milioni di euro di forniture effettuate ad enti pubblici e privati, senza però riuscire ad incassare i soldi a causa delle condizioni di crisi che hanno investito il Paese; oltretutto, un carico importante, destinato a raggiungere la Libia, era stato bloccato per ragioni di Stato.

Per far fronte al pagamento degli stipendi di 140 operai l'uomo aveva deciso di ipotecare anche i beni di proprietà. In seguito ad accertamenti conseguenti alla richiesta di ammissione al concordato preventivo, il fisco aveva scoperto l'irregolarità in merito al versamento di obblighi tributari denunciando l'uomo all'autorità giudiziaria per evasione fiscale. ''Gli imprenditori che versano nelle medesime condizioni descritte dalla sentenza di Avezzano sono migliaia in tutta Italia; l'abnorme incremento dei fallimenti registrati nel nostro paese a causa della crisi economica, ha infatti portato un numero crescente di imprese alla condizione di non poter versare l'Iva", ha chiarito la Comitas.

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