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Stop ai vitalizi per i parlamentari condannati: consegnate 500mila firme a Grasso e Boldrini

ROMA. Dopo il pressing incessante del presidente del Senato Pietro Grasso, le insistenze dei 5 Stelle, la campagna «Riparte il futuro» promossa dall'associazione Libera che ha raccolto sinora 500mila firme consegnate ai presidenti delle Camere e, complice, probabilmente la campagna elettorale per le regionali, il Parlamento sembra intenzionato a decidere una volta per tutte sul taglio dei vitalizi per i parlamentari condannati.

Nelle riunioni dei due uffici di presidenza che si terranno domani alle 14 in contemporanea a Palazzo Madama e a Montecitorio è molto probabile che la maggioranza dei gruppi parlamentari dirà sì alla proposta di delibera messa a punto da Grasso e Boldrini. Una proposta che prevede l'abolizione del vitalizio per i parlamentari condannati in via definitiva a più di due anni per reati di mafia, terrorismo e quelli contro la Pubblica Amministrazione, eccezion fatta per l'abuso d'ufficio, nonchè tutti quelli che comportano condanne superiori ai 6 anni. Nell'ultima bozza di delibera, che risente dell'impostazione data alla legge Severino (art.15), si affronta anche il tema della riabilitazione.

Nel caso in cui questa venga richiesta dall'interessato (potrà farlo dopo 10 anni dalla fine della condanna per i reati più gravi e dopo 3 nei casi meno gravi) e questa venga concessa dal giudice, comportando la cancellazione della condanna dalla fedina penale, il vitalizio potrà essere riassegnato. Essendo la condanna di fatto un requisito negativo e non introducendo la delibera una pena accessoria, spiegano alcuni tecnici, quando la fedina penale torna pulita, «è giusto che il vitalizio venga ridato» perchè le misure devono essere «ragionevoli e proporzionate» per non essere contestate. Stop alla pensione anche nel caso di patteggiamento, ma la misura varrà dall'entrata in vigore della legge in poi perchè, si sottolinea nella maggioranza, «quando uno decide di patteggiare deve sapere prima a cosa va incontro».

«Adesso comunque - incalzano Grasso e Boldrini in una nota congiunta - è tempo di decidere» e i partiti dovranno calare le carte. Il Pd, attraverso la componente del Consiglio di presidenza del Senato Linda Lanzillotta, fa sapere che il suo sarà un sì compatto. Sul punto sembra che Renzi sia stato molto chiaro, nonostante non siano mancate resistenze interne. Le elezioni sono alle porte e le 500mila firme sono indicative, si osserva, di quanto il tema sia sentito dall'opinione pubblica. Quindi meglio non tergiversare.  Favorevole è la Lega, come annunciano i capigruppo Centinaio e Fedriga. E anche Sel sembra orientata verso il sì. Ap ed Ncd invece, come spiegano Renato Schifani e Francesco Paolo Sisto, rilanciano la strada della legge ad hoc pur sapendo, come si commenta nell'opposizione, che la cosa richiederebbe tempi «molto lunghi oltre che un esito incerto».

Discorso più complicato per i 5 Stelle. Secondo quanto si apprende, il deputato Luigi Di Maio sarebbe disposto a dire sì alla delibera, mentre la senatrice Laura Bottici sarebbe scettica per via della riabilitazione che potrebbe comportare, nel caso in cui venga concessa dal magistrato, la riassegnazione del vitalizio. Resta poi l'incognita, temuta soprattutto alla Camera, delle assenze. FdI, con Edmondo Cirielli, fa sapere di essere d'accordo, ma lui non ci sarà. E altri, magari più indecisi, come ad esempio gli esponenti di FI o i più restii del Pd, potrebbero seguire l'esempio. Nell'attesa Don Ciotti non molla e lancia un appello video alle forze politiche: «Dobbiamo cancellare questa vergogna per ricostruire un rapporto di fiducia» tra cittadini e istituzioni. Domani la risposta.

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