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Il tasso di disoccupazione torna a salire: al 13% a marzo, in aumento pure quella giovanile

Il tasso cresce di 0,2 punti percentuali da febbraio

ROMA. Il tasso di disoccupazione torna a salire a marzo: cresce di 0,2 punti percentuali (da febbraio) al 13%. Lo comunica l'Istat nei dati provvisori, precisando che la risalita arriva dopo i cali registrati a dicembre e a gennaio e la lieve crescita a febbraio. Si tratta del livello più alto dal novembre scorso (13,2%). Ancora in calo gli occupati a marzo: dopo la diminuzione di febbraio, a marzo 2015 gli occupati diminuiscono dello 0,3%, con 59 mila unità in meno rispetto a febbraio, tornando sul livello dello scorso aprile. Lo comunica l'Istat. Rispetto a marzo 2014, l'occupazione è in calo dello 0,3% con 70 mila unità in meno. Il tasso di occupazione scende al 55,5%.

I disoccupati aumentano su base mensile dell'1,6%, pari a 52 mila unità in più. Nei dodici mesi il numero di disoccupati è cresciuto del 4,4% (+138 mila) e il tasso di disoccupazione di 0,5 punti. Analizzando i dati per genere, la disoccupazione cresce a marzo sia tra gli uomini (+1,5%) sia tra le donne (+1,7%). Lo stesso andamento si osserva per i tassi di disoccupazione: sia per quello maschile, pari all'11,9%, sia per quello femminile, pari al 14,3%, si registra un aumento di 0,2 punti percentuali (in termini tendenziali rispettivamente +0,2 e +0,9 punti percentuali).

Rispetto a marzo 2014, l'occupazione è in calo dello 0,3% (-70 mila) e il tasso di occupazione di 0,1 punti.  Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni mostra un lieve calo nell'ultimo mese (-0,1%), rimanendo su valori prossimi a quelli dei tre mesi precedenti. Il tasso di inattività si mantiene stabile al 36,0%. Su base annua gli inattivi diminuiscono dell'1,0% (-140 mila) e il tasso di inattività di 0,2 punti. In particolare, analizzando la situazione per generi, a marzo il numero di occupati diminuisce rispetto a febbraio sia per la componente maschile (-0,4%) sia, in misura minore, per quella femminile (-0,1%). Il tasso di occupazione maschile, pari al 64,5%, diminuisce di 0,2 punti percentuali, mentre quello femminile, pari al 46,7%, rimane invariato.  Il lieve calo del numero di inattivi nell'ultimo mese è determinato dalla componente femminile (-0,3%) mentre risulta in crescita quella maschile (+0,2%). Il tasso di inattività rimane invariato registrando una lieve crescita per gli uomini (+0,1 punti) e un lieve calo per le donne (-0,1 punti).

La disoccupazione giovanile a marzo risale oltre il 43%: il tasso segna un aumento di 0,3 punti percentuali a quota 43,1%, dal 42,8% di febbraio. Lo rileva l'Istat nei dati provvisori. Si tratta del livello più alto da agosto scorso. Dal calcolo del tasso di disoccupazione - precisa l'Istat - sono esclusi i giovani inattivi, cioè coloro che non sono occupati e non cercano lavoro, nella maggior parte dei casi perchè impegnati negli studi. Il numero di giovani inattivi è in calo dello 0,3% nel confronto mensile (-11 mila). Il tasso di inattività dei giovani tra 15 e 24 anni diminuisce di 0,1 punti percentuali, arrivando al 74,5%. Il numero di giovani disoccupati, mostra una lieve crescita su base mensile (+8 mila, pari a +1,2%). L'incidenza dei giovani disoccupati tra 15 e 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è pari all'11% (cioè poco più di un giovane su 10 è disoccupato). Tale incidenza cresce nell'ultimo mese di 0,1 punti percentuali. L'occupazione dei giovani 15-24enni è sostanzialmente stabile nell'ultimo mese. Il tasso di occupazione è pari al 14,5%.

 A marzo le persone in cerca di occupazione sono 3,302 milioni, in aumento dell'1,6% da febbraio. Nello stesso mese gli occupati sono 22,195 milioni, in calo dello 0,3% su base mensile. È quanto risulta dai dati dell'Istat. Stabile la forza lavoro a 25,497 milioni di unità.

 «È ancora presto» per poter vedere gli effetti del Jobs Act sull'andamento del mercato del lavoro. Lo precisano i tecnici dell'Istat, spiegando che il Jobs Act è entrato in vigore il 6 marzo e la rilevazione relativa al mese di marzo va dal 2 al 29, quindi di fatto sono solo tre le settimane interessate dalle nuove norme e «serve tempo perchè le misure legislative favorevoli per il mercato del lavoro siano in grado di incidere sulle scelte delle imprese. Servono diversi mesi - spiegano - prima di poterne valutare l'effetto in termini di crescita occupazionale».  In generale, proseguono i tecnici, «continua a permanere una situazione di criticità nel mercato del lavoro, in particolare per l'occupazione. Occorre aspettare, perchè gli effetti positivi devono essere anticipati dai segnali positivi nella produzione, che si iniziano a vedere ma sono ancora deboli».

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