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Coldiretti: "Sei italiani su dieci hanno annullato gli sprechi di cibo"

Un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate che sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre di fame

ROMA. Un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate che sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre di fame. È quanto afferma la Coldiretti, in occasione della presentazione della Carta di Milano da parte del ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina, nel sottolineare che 805 milioni di persone (una su dieci) nel mondo non ha ancora cibo sufficiente mentre gli sprechi alimentari hanno raggiunto le 670 milioni di tonnellate nei paesi industrializzati e le 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo.

Ogni anno, il cibo che viene prodotto, ma non consumato, utilizza - sottolinea la Coldiretti - 1,4 miliardi di ettari di terreno, quasi il 30% della superficie agricola mondiale, ed è responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. La lotta alla fame - sostiene la Coldiretti - si combatte anche intervenendo con una più attenta gestione e distribuzione della produzione agricola ed alimentare.

In Italia sei cittadini su dieci (60%) hanno diminuito o annullato gli sprechi domestici nel 2014, secondo una tendenza favorita dalla crisi, ma molto resta da fare con ogni italiano che ha comunque buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l'anno, secondo l'indagine Coldiretti/Ixè. Tra chi ha tagliato gli sprechi - spiega la Coldiretti - il 75% fa la spesa in modo più oculato, il 56% utilizzando gli avanzi nel pasto successivo, il 37 riducendo le quantità acquistate, il 34% guardando con più attenzione la data di scadenza e l'11% donando in beneficenza. La tendenza a ridurre gli sprechi cresce anche fuori dalle mura domestiche con un italiano su tre (33%) che quando esce dal ristorante non ha problemi a portarsi a casa gli avanzi con la cosiddetta «doggy bag», anche se, tra questi, solo il 10% lo fa regolarmente, mentre il 23% solo qualche volta.

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