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Simboli come obiettivi

ITALIA È SIMBOLO. L'Italia «è un potenziale obiettivo» dei terroristi di matrice islamica, perchè è «il simbolo» della cristianità: c'è dunque «un rischio crescente di attacchi» per il nostro paese, che deve fare i conti non solo con foreign fighters e lupi solitari ma anche con una «nuova generazione di jihadisti», i giovanissimi homegrown che si radicalizzano sul web, e con le donne. Mogli, familiari o amiche dei combattenti partiti per la Siria e l'Iraq, che potrebbero entrare in azione «attratte dall'eroismo dei propri cari, specie se martiri».

L’ALLARME DEI SERVIZI. Dopo il capo della Polizia, anche i servizi segreti italiani lanciano l'allarme: dall'11 settembre del 2001, mai come oggi l'Italia è stata esposta ai rischi del terrorismo internazionale. Nella Relazione inviata al Parlamento dal Dipartimento informazioni e sicurezza, gli 007 partono dalla constatazione che la minaccia è sempre più «asimmetrica» e «liquida», uno scenario in cui si incrociano i proclami dell'Isis e le sempre più sofisticate e non meno pericolose tecniche di cyberwar, che puntano a colpire direttamente le infrastrutture critiche e il know how, mettendo in ginocchio il sistema paese. Ecco perchè è necessaria una «condivisa consapevolezza della reale minaccia» da parte delle istituzioni e la capacità di «fare sistema». Come avviene ad esempio tra le forze di polizia e i servizi nel Casa, il Comitato di analisi strategica antiterrorismo che dal 23 settembre è riunito in seduta permanente e attraverso il quale passano tutte le informazioni relative alle possibili minacce.

LA LIBIA È MINACCIA DIRETTA. La preoccupazione maggiore in questo momento è sicuramente il terrorismo di matrice islamica, rappresentato dal network jihadista che si muove dall'Iraq all'Africa, con al vertice l'Isis e i suoi metodi di propaganda. L'attenzione è concentrata in particolare sulla Libia, che rappresenta una «minaccia diretta» ed un «teatro di assoluta importanza» per il nostro paese: gli 007 invitano a «valutare i margini per contribuire ad innescare dinamiche virtuose» in quel paese e sottolineano che va assolutamente «scongiurata la frammentazione» della Libia, «a sostegno ed in armonia» con l'azione dell'Onu. Il dato positivo è che allo stato non si rilevano «attività o pianificazioni» di attacchi. Ma questo purtroppo vuol dire poco. Perchè, è l'analisi dei Servizi, l'Italia è e resta il simbolo della cristianità, come dimostrano i ripetuti proclami dell'Isis su Roma. Inoltre, il pericolo puo' arrivare dai più svariati fronti, molti dei quali «fatti in casa» come hanno certificato gli attacchi di Parigi e Copenaghen.

WEB COME CENTRO RECLUTAMENTO. In questo quadro un ruolo fondamentale lo sta giocando Internet. O meglio, l'uso che della rete viene fatto dal network jihadista. È sul web, dicono gli 007, che agiscono «veri e propri centri di reclutamento per aspiranti jihadisti», in grado d'intercettare l'insoddisfazione dei terroristi homegrown che aspirano a passare dalla tastiera ai teatri di guerra. Ed è sempre lì, tra social network e chat, che si sta formando una nuova generazione di jihadisti: «Molto giovani, spesso con scarse conoscenze sul piano dottrinale ma ben informati sulla pubblicistica d'area e con ottime competenze informatiche».

 

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