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La fotografia ai tempi degli smartphone: ecco com'è cambiata

ROMA. «Il mondo della fotografia è drasticamente cambiato con Internet, gli smartphone e le app come Instagram. Ma proprio perchè le foto sono diventate alla portata di tutti, le persone apprezzano di più l'abilità di un fotografo professionista». Parola di Stephen Alvarez foto-giornalista del National Geographic da ben 20 anni.

Ha iniziato la sua carriera nel 1991 con il Time Magazine, poi è passato alla storica rivista scientifica. Nei suoi numerosi reportage è salito sull'Everest, si è insinuato in una grotta messicana dove gli scienziati hanno studiato l'origine della vita, ha ritratto i sotterranei di Roma e Parigi. Ma ha anche coperto i conflitti in Uganda e Sud Sudan, lavoro per cui ha vinto un premio nel 2004.

«Con gli smartphone tutti possono fare belle foto, ma gli smartphone non sono una piattaforma editoriale. È necessario un progetto. Al National Geographic dal pensare a pubblicare una storia a volte passano anche cinque anni», spiega  Stephen Alvarez che agli strumenti del mestiere ha affiancato i cellulari. «Sono un modo per esplorare, anche per un fotografo professionista come me. Possono essere d'aiuto in condizioni estreme dove non è possibile portare tanta strumentazione. E hanno il grande vantaggio di passare inosservati - aggiunge -. A me, ad esempio, piace descrivere le diverse culture con i ritratti. Se dovessi ogni volta tirar fuori la macchina fotografica la gente si intimidirebbe. Invece con uno smartphone le persone si sentono a proprio agio e io sembro un turista come tutti gli altri».

Grazie ad un progetto con Microsoft Stephen Alvarez si è cimentato in scatti mozzafiato in tutto il mondo usando due modelli di smartphone Lumia, il 1520 e il 930, particolarmente vocati alla fotografia (hanno a bordo fotocamera da 20 megapixel e tecnologia PureView che aggiunge qualità e definizione alle immagini). E per l'azienda di Redmond il fotografo tiene workshop in cui insegna i trucchi del mestiere, l'ultimo pochi giorni fa a Granada.  Oltre agli smartphone, Alvarez usa anche dei programmi particolari di Microsoft. Tra i suoi preferiti ci sono One Note, che consente di tenere insieme appunti di viaggio e fotografie, dando un bell'effetto di 'reportage in progress'. Ma anche Photosynth, un software per la presentazione fotografica sul web e in 3D, e Lumia Creative Studio che permette di ritoccare le foto come Instagram.  E proprio su Instagram, Stephen Alvarez ha un account dove posta i suoi scatti ed è l'ideatore dell'interessante progetto  The Photosociety, un profilo che raccoglie una selezione di scatti di fotografi del National Geographic, che ha ben 1 milione e mezzo di follower. «C'è un solo impiegato che ci lavora, le immagini le seleziono io», spiega Alvarez, puntualizzando che quelle postate sono spesso in bassa risoluzione per motivi di copyright. «Una volta messe su Internet o sui social network le foto possono considerarsi 'perdutè», aggiunge il fotografo i cui scatti costano mediamente 7 mila dollari.  «Internet e i social media hanno drasticamente cambiato tutto e dobbiamo ragionare su questo, anche le testate giornalistiche - conclude Stephen Alvarez -. Puntare sulle foto di curiosità, di gattini o di donne mezze nude è un operazione che ha il respiro corto. Sono immagini che si vedono già su Facebook, è inutile in questo senso rincorrere i social network».

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