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Sport e malattia: otto emofilici alla maratona di New York

NEW YORK. Lo sport non più come un tabù, ma come una risorsa per i pazienti emofilici: uno strumento di benessere, di inclusione e un'occasione per mettersi alla prova, che porterà addirittura otto di loro ad affrontare la sfida della maratona di New York. Questo il tema al centro della giornata mondiale dell'emofilia, che si celebra il 17 aprile ma e' stata presentata al Coni da Fedemo (Federazione delle Associazioni degli emofilici), in cui è stato presentato il progetto Marathon. Il progetto portera' a far correre la maratona più famosa del mondo il 1 novembre a otto 'atleti' affetti da emofilia, una malattia rara di origine genetica che colpisce soprattutto gli uomini, e che coinvolge il processo di coagulazione del sangue, da cui sono affette solo in Italia oltre 4300 persone. Della possibilità di fare sport in modo sicuro quando si e' affetti da particolari patologie ha parlato il presidente di Fedemo, Cristina Cassone, che ha sottolineato che "i tempi sono maturi per consentire ai pazienti emofilici di svolgere sport per migliorare il loro benessere psico-fisico e farlo in sicurezza. Iniziamo oggi un percorso con la collaborazione del Coni, della medicina dello sport, dell'Aice che rappresenta gli ematologi italiani e le istituzioni affinché si disegnino dei percorsi comuni per tutti".

"L'emofilia - ha aggiunto invece la dottoressa Chiara Biasoli, responsabile centro emofilia di Cesena - è culturalmente intesa come riduzione di tutte le attività motorie a causa del rischio di incorrere in emorragie. Lo sport, invece, è l'esaltazione del movimento. La conseguenza è il rischio concreto per il paziente emofilico di essere escluso dal gruppo.

Oggi i pazienti possono fare affidamento su trattamenti terapeutici di profilassi che evitano l'insorgenza della artropatia emofilica ed evitano la paura del ruolo che la traumatologia sportiva possa avere sulla stessa artropatia".

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