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Entro il 2050 una nuova morìa dei pioppi: colpa della siccità

ROMA. Il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici minacciano di uccidere nuove foreste di pioppi entro il 2050, dopo la moria che già ha colpito l'ovest degli Usa nello scorso decennio. Lo sostiene una ricerca pubblicata su Nature Geoscience, che sottolinea come la siccità e il caldo anomali abbiano ucciso centinaia di esemplari di Populus tremuloides in Colorado negli anni scorsi e mette in guarda sulla possibilità di una nuova 'strage' di questi alberi entro la metà del secolo, se le emissioni di gas serra non verranno ridotte.

Lo studio, condotto da ricercatori Usa e di Taiwan e diretto da un docente di Princeton, individua proprio nella mancanza d'acqua la causa delle moria: secondo gli studiosi, la siccità avrebbe causato danni ai tessuti conduttori delle piante. Per la mancanza di acqua, sostengono i ricercatori, piccole bolle d'aria entrano nello xilema (i condotti che trasportano acqua e nutrienti), ostacolandone il flusso. Nella ricerca, gli studiosi hanno sviluppato un modello in grado di prevedere la mortalità dei pioppi con le piogge e le temperature attese nelle prossimi decenni. E sono giunti alla conclusione che se il riscaldamento globale e le emissioni di gas serra dovessero continuare al ritmo attuale una nuova moria è quasi una certezza. Secondo William Anderegg, docente a Princeton e autore principale della ricerca, l'alta mortalità potrebbe superare l'ovest degli Stati uniti, estendendosi in tutto il Paese e, forse, anche ad altri alberi. Lo studio suggerisce quindi che le foreste non siano così resistenti al riscaldamento globale come sperato.

 

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