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Bimba siriana scambia l'obiettivo per un'arma e alza le mani

ROMA. Una bimba di appena 4 anni, con lo sguardo terribilmente impaurito, le braccia alzate in segno di resa e le manine strette a pugno. È l'immagine simbolo di una «generazione perduta», quella dei bambini siriani, prime vittime di una guerra senza fine.

A scattare una foto destinata ad unirsi a immagini iconiche delle prime vittime di ogni guerra - i bambini - è stato il fotografo turco Osman Sargirli. Che solo dopo averla riguardata ha capito il terribile malinteso nascosto dietro quello sguardo così pieno di dolore. «Avevo una macchina fotografica con un
teleobiettivo e la piccola l'ha scambiata per un'arma: pensava che le volessi sparare», ha spiegato alla Bbc. «Mi sono reso conto che era terrorizzata solo dopo aver scattato, quando ho riguardato la foto». Solo allora Osman ha capito il perchè di quelle braccia alzate, di quelle labbra contratte e di quello
sguardo, che ti aggancia e non ti lascia più andare.

Un comportamento inusuale per i bambini che, ha spiegato ancora il reporter, «normalmente quando li fotografi scappano via, sorridono o si coprono il volto». E sono proprio i loro di volti che il fotografo è andato a cercare nel campo profughi siriano di Ahmed, dove ha incontrato la piccola Hudea. «Ci sono
moltissime persone nei campi profughi, ma se vuoi cogliere la loro sofferenza, devi fotografare i bambini, i loro sguardi innocenti riflettono tutto ciò che provano».

Un immenso dolore, unito all'inconsapevolezza di far parte di una generazione perduta. Basta dare uno sguardo agli ultimi dati dell'Unicef per rendersene conto: all'inizio del quinto anno di guerra sono più di 5,6 milioni i bambini all'interno del paese e la loro condizione è disperata. Due milioni vivono nelle aree
maggiormente tagliate fuori dall'assistenza umanitaria a causa dei combattimenti. Quasi tre milioni non vanno a scuola. E sono almeno altri due milioni quelli che vivono come rifugiati in Libano, Turchia, Giordania ai quali si aggiungono altri 3,6 milioni di bambini delle comunità che accolgono i rifugiati, con
servizi sanitari e scolastici già al collasso.

La foto è stata scattata lo scorso anno e poi pubblicata su un giornale turco, il Tuerkiye. Ma nei giorni scorsi Nadia Abu Shaban, fotoreporter operativa a Gaza, l'ha twittata e lo sguardo di Hudea ha catturato migliaia di persone: l'immagine è stata ritwittata 11mila volte. E il volto della bimba siriana che si 'arrendè al fotografo è diventato l'immagine simbolo di questa guerra, come lo fu la terribile immagine della piccola Kim Phuc, la bimba vietnamita che fuggiva, completamente nuda, dalle bombe al napalm, o la ragazza afghana immortalata nel 1984 con quegli occhi verdi spalancati che avevano già conosciuto la guerra.

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