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Tfr in busta paga da aprile, accordo governo-banche

Grazie all'intesa già prevista nella manovra ed ora concretizzata, le imprese con meno di 50 dipendenti che dovessero registrare problemi nei flussi finanziari necessari a far fronte al maggiore esborso mensile

ROMA. Ultimo tassello per l'erogazione del Tfr in busta paga. Ministero dell'Economia, del Lavoro e Abi hanno firmato l'accordo necessario a fornire alle banche la garanzia pubblica necessaria come paracadute per gli istituti che si vedranno richiedere finanziamenti dalle imprese a corto di liquidità. L'operazione prevista dalla legge di stabilità per garantire ai lavoratori maggiore reddito disponibile potrà quindi partire da fine aprile.

Grazie all'intesa già prevista nella manovra ed ora concretizzata, le imprese con meno di 50 dipendenti che dovessero registrare problemi nei flussi finanziari necessari a far fronte al maggiore esborso mensile legato alle richieste di erogazione dell'importo altrimenti destinato al trattamento di fine rapporto, potranno accedere a finanziamenti a tasso agevolato. Allo stesso tempo, le banche aderenti all'accordo (la scelta è assolutamente volontaria e nessun istituto è obbligato ad affiancare le imprese) potranno godere di garanzia pubblica ed offrire così quel tasso agevolato favorevole alle aziende. La garanzia permetterà inoltre alle banche di non avere aggravi sotto il profilo patrimoniale, mentre la loro remunerazione sarà in linea con quella già prevista attualmente con il Tfr 'lasciatò in azienda (1,5% fisso più lo 0,75% del tasso di inflazione).

L'accordo siglato tra Tesoro, ministero del Lavoro e Abi è l'ultimo passo dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Dpcm in materia arrivato la scorsa settimana. Ora starà ai lavoratori scegliere liberamente se richiedere o meno l'anticipo del Tfr in busta paga ai datori di lavoro. Una volta presa, la decisione sarà «irrevocabile» fino a fine giugno 2018. Unico requisito per la richiesta è un'anzianità di almeno sei mesi presso lo stesso datore privato.

Al momento l'opzione concessa dalla legge di stabilità non ha trovato però ancora grandi consensi tra i lavoratori: lo scetticismo è legato al fatto, oggetto di critiche sin dall'inizio anche nel corso dell'iter parlamentare della manovra, che l'anticipo sarà assoggettato a tassazione ordinaria (e non, quindi, a quella separata, più favorevole, prevista sulle liquidazioni di fine carriera).

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