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Libia, l'allarme da Tripoli: "L'Isis da qui può arrivare in Italia"

A parlare il presidente del parlamento di Tobruk, Aqila Saleh

TRIPOLI. Il presidente del parlamento libico di Tobruk, riconosciuto dalla Comunità internazionale, Aqila Saleh, ha confermato all'Ansa che «l'Isis e al Qaida possono passare dalla Libia all'Italia e ciò è un grande pericolo visto che molti terroristi sono in Libia. Auspichiamo  il sostegno dell'Italia per lottare contro il terrorismo».

Saleh, in dichiarazioni rese all'ANSA in un hotel del Cairo, ha ricordato agli italiani che «siamo vicini, ci separano solo 300 chilometri di mare. L'immigrazione clandestina è un motivo di inquietudine per il popolo libico e rappresenta un problema per quello italiano perchè può costituire un problema di sicurezza per l'Italia». «Creeremo un nuovo Stato, democratico, e formeremo un governo di unità nazionale transitorio e sarà la Camera dei rappresentati che darà la fiducia all'esecutivo», «come avviene in tutti i paesi democratici», ha previsto il capo della «Camera dei rappresentanti» libica (spesso indicata con l'acronimo inglese «Hor»). «Rifiutiamo che il nostro paese divenga un 'teatrò per il terrorismo e che le ricchezze del popolo libico siano trafugate», ha detto Saleh ricordando che «L'Italia e la Libia sono unite da storici rapporti di amicizia». «C'è un italiano che ha sventolato la bandiera libica nel parlamento europeo», ha sottolineato Saleh riferendosi implicitamente all'europarlamentare Gianluca Buonanno: «lo voglio ringraziare per questo atto».  «L'Italia deve levare l'embargo imposto all'esportazione» legale «di armi verso la Libia. L'Italia deve sostenere la Libia nell'addestramento del suo esercito e assicurare sostegno militare alla Libia. Ci attendiamo che l'Italia giochi il suo ruolo nel levare l'embargo sull'esportazione di armi verso la Libia e nell'addestrare le nostre forze armate e i servizi di sicurezza», ha detto Saleh in dichiarazioni all'ANSA al Cairo.

All'obiezione che una consegna di armi potrebbe scatenare un conflitto ancora maggiore tra Tobruk e Tripoli, il presidente del Parlamento riconosciuto dalla comunità internazionale ha sostenuto che «non c'è una guerra fra libici, non bisogna temere che scoppi una guerra inter-libica». «I libici non si fanno la guerra - ha insistito - Sono tribù che cooperano. Una volta che i terroristi lasceranno il paese, saranno di nuovo amiche». «Quello che sta avvenendo in Libia non è una guerra inter-libica ma - ha sottolineato Saleh - è una guerra tra l'esercito libico e il terrorismo». «Il nostro è un esercito legittimo che risponde e obbedisce al Capo delle Forze armate, il quale è il presidente della Camera dei rappresentanti», ha ricordato Saleh riferendosi a se stesso.

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