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Madia: entro marzo la più grande operazione di mobilità nel pubblico

Il ministro della Pubblica amministrazione ritiene anche che il reintegro debba essere possibile

ROMA. «Già oggi per i licenziamenti equiparabili a quelli economici esiste la messa in disponibilità per due anni, con l'80% dello stipendio, prima del licenziamento. Con la delega semplificheremo poi i provvedimenti disciplinari per poterli utilizzare concretamente. Oggi lungaggini burocratiche e di altro tipo rendono troppo complicato il meccanismo. A fianco di tale semplificazione, ritengo comunque che il reintegro sul posto di lavoro, per un dipendente pubblico licenziato per motivi disciplinari, debba essere sempre possibile» perchè «ci deve essere la possibilità di porre rimedio a scelte sbagliate, nell'interesse della collettività».

Lo dice il ministro Marianna Madia, in un'intervista al Foglio, in riferimento alla flessibilità in uscita per i dipendenti pubblici.  Entro la fine di marzo si manifesterà «una sfida non da poco» per l'esecutivo sulla mobilità dei travet, come conseguenza delle riforma delle Province: «Sui 39 mila dipendenti provinciali complessivi, sono circa 19 mila quelli necessari alle funzioni che restano», afferma, «siamo di fronte alla più grande operazione di mobilità della storia repubblicana. È nella filosofia della riforma: il dipendente pubblico non può essere considerato 'proprietà privatà di questa o quell'altra amministrazione». Quanto alle 'tabelle di equiparazionè i sindacati saranno ascoltati ma «su questo non torna la vecchia concertazione». Una «novità» è anche «che la valutazione dell'operato dei dirigenti non sarà più un orpello decorativo»: via «ogni automatismo negli avanzamenti».

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