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Scuola, slitta il ddl ma Renzi assicura: "Niente rischi per le assunzioni"

Il premier: «Non c'è alcun passo indietro del Governo. Nelle prossime ore i ministri ci faranno avere le proposte per il ddl che saranno approvate martedì prossimo»

ROMA. «Non c'è alcun rischio che slittino le assunzioni». Matteo Renzi, al termine del consiglio dei ministri è sceso in sala stampa, assieme al ministro Giannini, per rassicurare che uno dei pilastri della Buona scuola resta ben saldo.

«Non c'è alcun passo indietro del Governo», «nelle prossime ore i ministri ci faranno avere le proposte per il ddl che saranno approvate martedì prossimo», «ci sono le condizioni perchè il Parlamento possa legiferare, in tempo non biblico, senza la necessità di strumenti di urgenza» ha spiegato. Ha pure garantito che le coperture ci sono, sia per quest'anno (un miliardo) sia a regime (3 miliardi nel 2016). E giocando d'anticipo ha smontato le possibili critiche.

«È abbastanza sorprendente: se facciamo da soli siamo 'dittatorelli', se facciamo i decreti siamo antidemocratici, se facciamo i ddl non siamo abbastanza spediti, siamo in ritardo. Si tratta di un dialogo surreale. Diamoci pace e troviamo una via di mezzo».

Al ministro Giannini ha lasciato il compito di illustrare un provvedimento che, di fatto, ancora non c'è. Ai colleghi del Governo oggi pomeriggio sono state illustrate slide e spiegati contenuti che in buona sostanza erano stati già anticipati nei giorni scorsi.

Sui numeri delle assunzioni neppure oggi la titolare del dicastero dell'Istruzione è scesa in dettagli. «Per noi le assunzioni sono una priorità e urgenza, quindi ci sarà uno strumento legislativo che consenta di ottenere questo risultato» ha spiegato lasciando apparentemente aperta una porta. Quanto ai numeri «non voglio ripetere cifre, per noi chiare, ha senso che compaiano sul dettato di legge» si è limitata a dire. Meno reticente è stata sull'altra questione che ha tenuto vivo il dibattito a ridosso dell'appuntamento di oggi a Palazzo Chigi: le paritarie. Ci sarà la detrazione fiscale per le famiglie che iscrivono i figli in questi istituti (nella bozza del decreto legge si parlava di un tetto di 4.000 euro).

«Un cambio culturale molto importante» ha chiosato il ministro. Che dovrebbe far felice il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, il quale dopo l'annuncio dell'archiviazione del decreto legge aveva visto sfumare questo contributo alla libertà di educazione: in questo campo «siamo in ritardo, perfino nella laicissima Francia è riconosciuta la libertà di scelta».

Delusi saranno rimasti certamente, oltre ai precari, anche i sindacati che per tutta la giornata hanno lanciato appelli affinchè il Premier tornasse sui suoi passi e non abbandonasse l'idea del decreto legge, almeno per le assunzioni.

«Che si metta in discussione il regolare avvio dell'anno scolastico non è tollerabile, per chi aspetta da anni e per le famiglie che meritano posti stabili. Il disegno di legge non è la strada più opportuna» aveva stigmatizzato nel pomeriggio l'Anief. Ma il presidente del consiglio ha passato la palla al Parlamento.

«Dal 10 marzo», con il varo del ddl in Cdm, «inizierà lo scoccare dei giorni per arrivare al primo settembre all'assunzione di tutti coloro che dovranno essere assunti quest'anno» ha detto in un video su Facebook. Avvertendo però che «ci sono ancora classi che hanno bisogno di supplenze, come ad esempio di insegnanti di matematica. E »quindi una parte ancora nel 2015 dovrà essere assunta con il vecchio sistema dei supplenti a tempo determinato«.

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