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Formazione, il piano esuberi basta solo per 240 lavoratori

A prepensionamenti o nuovi posti aspirano in 3.000. La chance migliore resta la cassa integrazione che però ha fondi limitati

PALERMO. Gli esuberi nella formazione professionale siciliana sono, in questo momento, poco più di tremila ma il piano appena approvato dalla giunta per gestirli prevede risorse per concedere il prepensionamento di appena 240 persone. E solo altre 100 possono sperare in altre forme di aiuto per arrivare a una nuova collocazione nel mercato del lavoro. E anche per dare un sussidio alle famiglie povere, in costante aumento in questa fase di crisi, sono disponibili solo 7 milioni che - secondo i calcoli della stessa giunta - basteranno per appena 778 famiglie in tutta la Sicilia.
Sono i due capitoli chiave del Piano per l’occupabilità che, va detto, stanzia altri 150 milioni per garantire la cassa integrazione a quanti più disoccupati possibile. Per il resto, pero, le misure che dovrebbero spronare il mercato del lavoro sono tutte introdotte con pochi fondi. Le opportunità principali restano dunque il Piano Giovani e Garanzia Giovani con i loro stage professionali retribuiti.
Per quanto riguarda la formazione il piano nasce per «sostenere un ricambio generazionale». E per raggiungere il risultato ecco «esodi incentivati e ricollocazione lavorativa».
Senza tanto clamore, gli esodi incentivati erano già stati bocciati dal ministero il 24 dicembre. Cancellati per questo motivo dal Piano giovani, tornano nel Piano per l’occupabilità. E anche questo attende ancora formale via libera da Roma.
I prepensionamenti viaggeranno su un percorso tortuoso: i fondi saranno dati agli enti di formazione, che poi li trasferiranno all’Inps per dare o integrare la pensione. Ma prima l’ente deve ottenere una fidejussione bancaria. Solo dopo la Regione erogherà i 18 milioni disponibili, che basteranno appunto per 240 persone da scegliere «fra i lavoratori in esubero più vicini alla pensione ed eventualmente con carichi familiari stabiliti da parametri oggettivi».

Per le attività che dovrebbero portare a una ricollocazione sul mercato degli esuberi nella formazione sono disponibili invece 2 milioni, sufficienti a tutelare altre 100 persone. Come? Finanziando start up, cioè costituzione di piccole aziende o attività commerciali. Oppure affidandosi ad agenzie del lavoro a cui assegnare un premio per ogni ex formatore ricollocato. Altre cento persone dovrebbero invece trovare nuovo posto in alti enti attraverso la cosiddetta «mobilità orizzontale» a costo zero per la Regione.

Tutti gli altri formatori in esubero dovranno invece sperare che i 150 milioni stanziati dalla Regione nello stesso piano per finanziare la cassa integrazione siano sufficienti. Condizionale d’obbligo perchè allo stesso fondo attingono tutti gli altri lavoratori rimasti disoccupati in questa fase: i soldi dovrebbero bastare per almeno 23 mila persone. Dato rassicurante visto che nel 2014 ne hanno usufruito 18.840 persone. Anche se la stessa Regione segnala nelle premesse del piano una pericolosa tendenza: «Il tasso di accesso alla cassa integrazione è salito nel 2014 di 15 punti percentuali». E soprattutto segnala che «la maggior parte dei lavoratori che ha esaurito la cassa integrazione non è più rientrata nel mondo del lavoro».

I disoccupati oggi sono circa 352 mila. Ancora più preoccupante è il dato del cosiddetto disagio sociale che indica la popolazione in fascia di povertà: la Sicilia ha il record italiano con il 34%. E per questo motivo il piano appena approvato in giunta prevede una misura straordinaria. Non è quel reddito minimo chiesto sia da Crocetta che dai grillini, ma ci assomiglia. Si prevede di assegnare 500 euro al mese per un anno alle famiglie che hanno un reddito calcolato col modello Isee inferiore ai 10 mila euro annui. Ma sono disponibili appena 7 milioni, sufficienti ad aiutare 778 famiglie.

Per l’assessorato alla Formazione, guidato da Mariella Lo Bello, «si tratta di misure sperimentali. Era importante introdurle per aprire una strada, anche dal punto di vista delle autorizzazioni romane. Se funzioneranno, verranno rifinanziate con altri fondi».

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