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Alla Regione cambia la riforma delle pensioni, modificata la bozza dell'assessore Baccei

I dipendenti sono equiparati agli statali ma diminuisce l’incentivo per l’esodo. Oggi incontro a Roma sul deficit

PALERMO. La riforma scritta dall’assessore all’Economia Alessandro Baccei per tagliare le pensioni dei dipendenti regionali rischiava di trasformarsi in una norma che avrebbe aumentato gli assegni. E così la bozza consegnata ai partiti e ai sindacati fra martedì e venerdì scorso è stata velocemente modificata. Quella nuova verrà illustrata domani a sigle autonome e confederali. E cambia molto le cose.
Il testo ufficiale della scorsa settimana prevede un principio di fondo: dare ai regionali un assegno di quiescenza analogo a quello che percepirebbe un pari grado statale. E per arrivare a questo risultato si prevede di togliere, a chi ancora ce l’ha, la quota di pensione maturata col sistema retributivo (tarato sull’ultima busta paga rivalutata) passando al metodo contributivo che tiene conto dei reali versamenti fatti durante la carriera. Per fare questo basta il recepimento delle norme statali: e così prevede la riforma Baccei.
Poi però l’assessore ha previsto di ammortizzare il colpo per una parte dei 7.500 regionali che verrebbero penalizzati: si tratta del personale assunto prima del 1986. Un secondo comma prevedeva che chi lascia in anticipo sfruttando l’altra norma che prevede i prepensionamenti può ottenere un aumento delle pensione «pari al 20%».
A questo punto i sindacati hanno fatto i conti. E un po’ tutti si sono accorti che in questo modo qualche categoria — distinguibile in base all’anno di assunzione — avrebbe addirittura visto aumentare la pensione.

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