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Guerra per l’ultimo tesoro della Formazione
80 enti pronti ai ricorsi: "Favoriti in pochi"

Due associazioni che raggruppano 80 sigle contro il bando da 46 milioni del piano Garanzia Giovani. La Regione: “Criteri trasparenti, nessuno penalizzato”

PALERMO. C’è un bando che mette in palio circa 46 milioni e ci sono un’ottantina di enti che si ritengono esclusi in partenza e accusano la Regione di voler favorire pochissimi partecipanti. È scoppiata la guerra per l’ultimo tesoro della formazione professionale in Sicilia. Una guerra che avrà come teatri il Tar e l’Ars.
Il bando è stato pubblicato il 28 gennaio scorso. Ed è uno di quelli che compongono il piano Garanzia Giovani, che punta su tirocini retribuiti, finanziamento di nuove imprese e bonus occupazionali per una platea di circa 40 mila giovani. Ma, prima che questi posti scattino, ogni giovane va formato o riqualificato.
E qui interviene il bando messo a punto dall’assessorato al Lavoro. È una gara riservata non ai giovani ma agli enti che dovrebbero realizzare i corsi. E qui sta il primo inghippo, almeno secondo due associazioni di enti - Anfop e Asef - che si stanno rivolgendo al Tar: «Il bando - spiega Joseph Zambito, presidente di Anfop - prevede che possano partecipare solo gli enti che hanno gestito negli ultimi 5 anni sportelli multifunzionali. In pratica, possono partecipare l’Anfe e poche altre sigle storiche».
Gli sportelli multifunzionali sono strutture che dovevano servire all’orientamento dei giovani verso il mondo del lavoro o della formazione. «Ma - spiega ancora Zambito - proprio perchè si sono rivelati un fallimento, molti enti ne sono usciti e ora non hanno requisiti i partecipare. Noi rappresentiamo ottanta di questi».
Altro requisito per partecipare è l’accreditamento: bisogna avere la patente della Regione per gestire i corsi. Ma proprio nell’ultimo anno le principali sigle che avevano gestito gli sportelli hanno perso l’accreditamento. È il caso di Cefop, Ecap, Enfap, Ial: tutti sono tagliati fuori.

Ma Anna Rosa Corsello, dirigente dell’assessorato al Lavoro, non ci sta: «Ho aggiunto anche una clausola che permette di associarsi in raggruppamenti di imprese. Agli enti che non hanno il requisito dell’aver gestito gli sportelli basta associarsi con qualcuno che invece ha questo requisito. C’è un lungo elenco di enti che in passato ha svolto questo servizio».

Questo bando è uno degli ultimi a stanziare risorse per un settore in pieno smantellamento: il finanziamento dei corsi tradizionale scade a fine anno e la riforma che dovrebbe dare il via al nuovo corso è ferma in Parlamento. Per questo motivo la vicenda è destinata a essere decisa da un giudice amministrativo e intanto è già diventata un caso politico. Il Pd, con Giovanni Panepinto, ha sposato la linea degli enti esclusi e chiede al governo di ritirare il bando: «Conosco la correttezza della Corsello e dell’assessore Bruno Caruso - commenta Panepinto - e sono sicuro che ritireranno il bando. C’è il rischio che, involontariamente, un provvedimento erga omnes e utilissimo si trasformi in un vantaggio per pochi enti».

Ma anche in questo caso la Corsello non è d’accordo: «Ritirare il bando è impossibile. Le somme a disposizione vanno spese entro luglio e certificate entro fine anno altrimenti perderemmo tutto. Il bando è corretto, non esclude nessuno e mette insieme soggetti che si sono occupati di misure di orientamento e occupazione. Se qualcuno spera di bloccare tutto, sappia che l’unica alternativa è dirottare subito queste somme su altre misure perchè fare un altro bando equivarrebbe a ridare i soldi a Bruxelles».

In questo clima il caso approderà all’Ars perchè Panepinto annuncia la presentazione di una interrogazione parlamentare.

 

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