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Formazione, regolare il contratto di 81 dipendenti: saranno reintegrati negli enti

I lavoratori hanno dimostrato di avere un regolare contratto stipulato entro il 2009: potranno essere reintegrati negli enti. Costeranno fino a 3 milioni l’anno. Possibile per loro il ricorso alla cassa integrazione

PALERMO. La Regione riapre le porte della formazione professionale a 81 dipendenti tagliati dal sistema pubblico un anno fa. Un’operazione che, fra stipendi e ammortizzatori sociali, potrebbe costare fino a 3 milioni all’anno e che fa crescere ancora il numero degli addetti al settore.
Gli 81 dipendenti riammessi sono tutti formatori che erano stati tagliati dall’albo ufficiale. A metà 2013 la Regione decise di scattare una fotografia del settore, dopo 16 anni dall’ultima volta. E per farlo applicò una direttiva del vecchio governo Lombardo secondo cui dal 31 dicembre 2008 ogni assunzione era vietata. Dunque nell’albo sono finiti i dipendenti assunti dagli enti entro quella data con contratto a tempo indeterminato.
Va detto che l’albo non ha avuto fortuna. La bozza del 2013 prevedeva circa 8 mila iscritti, qualche mese dopo ridotti a 7.300 e ora nuovamente saliti a quasi 8.400. Il motivo è che una volta individuati i dipendenti che avevano i requisiti per l’iscrizione, la Regione ha tagliato gli irregolari che però hanno fatto piovere i ricorsi. I primi, quelli rivolti direttamente all’assessorato guidato da Mariella Lo Bello, sono arrivati al traguardo ieri: riammessi in 81, restano fuori gli altri 96 che avevano fatto ricorso amministrativo.
I formatori che tornano nell’orbita pubblica hanno dimostrato di avere un regolare contratto stipulato entro il 2009. Fra loro ce ne sono 7 che hanno appena la licenza media e moltissimi che erano assunti in enti nel frattempo scomparsi dal sistema per via di inchieste giudiziarie o fallimenti: Aram, Anfe Catania, Ecap, Cefop solo per citare i casi di maggiore rilevanza.

E proprio per questo motivo il loro futuro resta incerto: gli enti - spiegano in assessorato - possono dichiarare di non avere il fabbisogno per assorbire questo personale. In questo caso non scatterebbe la riassunzione ma i dipendenti riammessi all’albo tornerebbero ugualmente nell’orbita del finanziamento pubblico perchè potrebbero ottenere la cassa integrazione o altri ammortizzatori sociali che la Regione dovrebbe coprire con circa 200 milioni prelevati dal Fondo sociale europeo.

In assessorato calcolano che ogni dipendente costa a un ente circa 3 mila euro lordi al mese: la spesa annuale per gli 81 riammessi sarebbe di 2,9 milioni. E va considerato - ricordano in assessorato - che un’altra valanga di ricorsi è stata presentata al Tar: dunque nei prossimi mesi l’albo potrebbe allungarsi ancora.

Nell’attesa resta la fotografia di un settore dal quale, già ai tempi della prima bozza, vennero tagliati circa 7 mila addetti che avevano contratti a tempo determinato o anche indeterminato siglati ben oltre il 31 dicembre 2008. In alcuni casi, rilevò l’allora dirigente Anna Rosa Corsello, c’erano molti contratti fatti con enti interinali che sfociavano poi in ricorsi per assunzioni a tempo indeterminato. Una bomba a orologeria per le casse della Regione.

Che comunque si sta difendendo. Fra i 96 definitivamente esclusi col decreto di ieri ci sono infatti per lo più formatori assunti negli anni scorsi in palese violazione del divieto imposto dalla giunta. In altri casi «l’assunzione non è sorretta da provvedimenti successivi»: non si è riusciti a dimostrare di aver effettivamente svolto il lavoro. E c’è anche una piccola quota di ex dipendenti degli enti che ha precedenti penali per reati ritenuti incompatibili col servizio pubblico prestato nella formazione professionale.

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