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Partite Iva, verso una soluzione la questione del regime dei minimi

In questi giorni si era profilata anche l'ipotesi di rimandare la soluzione (soprattutto per un problema di coperture) alla legge di Stabilità, visto che in ogni caso il governo è intenzionato a concedere una proroga di un anno del vecchio regime dei minimi

ROMA. Due nuovi decreti attuativi del Jobs Act, con lo sfoltimento della giungla dei contratti ma anche le norme per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Ma il Consiglio dei ministri del 20 febbraio potrebbe essere 'la volta buona' per risolvere il nodo sulle partite Iva creato con la legge di Stabilità, come lascia capire lo stesso Matteo Renzi, che per primo aveva ammesso l'errore commesso sugli autonomi promettendo correzioni al più presto. «Prossimo Consiglio dei Ministri (venerdì) - twitta infatti il premier - Decreti legislativi su partite IVA, fatturazione elettronica, cococo, maternità #lavoltabuona».

In questi giorni si era profilata anche l'ipotesi di rimandare la soluzione (soprattutto per un problema di coperture) alla legge di Stabilità, visto che in ogni caso il governo è intenzionato a concedere una proroga di un anno del vecchio regime dei minimi, accogliendo le proposte in particolare di Scelta Civica e Ncd avanzate con il Milleproroghe. Questa strada sarebbe comunque perseguita, 'riportando' in vita per tutto il 2015 il vecchio regime (al 5% per 5 anni o fino a 35 anni). Sarebbe comunque mantenuto anche il nuovo sistema (senza limiti di età ma con aliquota forfettaria al 15%), lasciando agli autonomi la scelta. Nel frattempo, a questo punto già con i decreti attuativi della delega fiscale potrebbe arrivare invece la correzione, sia per i professionisti (innalzando la soglia entro la quale si può accedere al regime agevolato) sia (è possibile ma si è ancora al lavoro sulle coperture) per ritoccare la nuova aliquota al ribasso, magari al 12 o addirittura al 10%.    Nel pacchetto fiscale ci saranno anche i decreti sulla fatturazione elettronica fra privati, sul ruling internazionale, sul catasto, e sulla compliance (in origine all'interno del decreto sulla certezza del diritto, quello del famoso 3%, rinviato a maggio) mentre è possibile che slitti quello sui giochi, perchè il testo, praticamente pronto, avrebbe bisogno ancora di alcuni approfondimenti.

Sul fronte del lavoro, invece, il consiglio dei ministri dovrebbe dare il via libera definitivo ai primi due decreti, su tutele crescenti e ammortizzatori sociali, e varare due nuovi testi da inviare al Parlamento: quello sulle tipologie contrattuali (con il possibile arrivo di una nuova forma, a mezza strada tra il lavoro dipendente e autonomo, il 'contratto economicamente dipendentè) e quello sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, che dovrebbe orientarsi, come prevede la delega, anche a favore le pari opportunità di accesso al lavoro. «Sarebbe un errore ridurre dopo pochi mesi la durata del contratto a termine (si parla di ridurlo da 3 a 2 anni, ndr), che spesso corrisponde a effettive esigenze temporanee, o cancellare modalità di lavoro miste tra autonomia e subordinazione. E lo stesso lavoro intermittente va mantenuto per consentire prestazioni di cui non è prevedibile il momento di inizio e che, in alternativa, sarebbero destinate a sommergersi», dichiara Maurizio Sacconi in vista del Cdm del 20.

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