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Banche popolari, conti in chiaroscuro ma la Borsa premia la riforma

Sotto la lente di Bankitalia sono finite le gravi perdite del patrimonio. Peraltro i conti 2014 che il cda stava esaminando prima che la banca fosse posta in amministrazione straordinaria, erano attesi in perdita per oltre 140 milioni di euro

MILANO. I conti sono in chiaroscuro e, per qualcuna, il rosso è evidente, ma l'andamento delle banche Popolari in Piazza Affari è da record. Se si guarda, infatti, a quasi un mese e, cioè al decreto di riforma per la trasformazione in Spa, la crescita è a doppia cifra. Ne è un esempio la 'piccolà Etruria che ha segnato, nell'arco di 18 sedute, un +60 per cento. La corsa si è poi fermata, perchè come è noto, l'istituto aretino (famoso per la sua storia d'intermediario dell'oro) è stato commissariato e il titolo, ovviamente, stoppato a tempo indeterminato. Sotto la lente di Bankitalia sono finite le gravi perdite del patrimonio. Peraltro i conti 2014 che il cda stava esaminando prima che la banca fosse posta in amministrazione straordinaria, erano attesi in perdita per oltre 140 milioni di euro.

E se ad Arezzo c'è poco da sorridere più a Nord rettifiche e avviamenti piegano il Creval (+50% in Borsa in un mese) che chiude l'anno con un rosso da 325 milioni. Sull'istituto pesano svalutazioni per 330 milioni a seguito dell'asset quality review della Bce. Mentre 131 sono i milioni per gli avviamenti ad esito dell'impairment test, e 44 quelli per gli oneri per gli esuberi. Sempre in Valtellina la Banca Popolare di Sondrio (+30% a Piazza Affari da metà gennaio a venerdì), pur registrando nel 2014 un utile di 115 milioni, vede le sofferenze crescere del 33% a 615 milioni. Mentre in Emilia Romagna la Bper (+32% in Borsa) accompagna all'utile di quasi 30 milioni il lancio di un nuovo piano che prevede per il 2017 un risultato al di sotto del mezzo miliardo. Tra i big svaluta il Banco Popolare (+32% la corsa sul listino su un mese e sui livelli di metà settembre). L'istituto di Saviotti chiude con un rosso che sfiora i 2 miliardi di euro.

Le rettifiche straordinarie del quarto trimestre sono pari a 2,5 miliardi (3,5 mld nell'anno). E tra le non quotate fa pulizia anche la Popolare di Vicenza (497 milioni la perdita). La Bpm (sempre un +32% in Borsa) è tornata invece a distribuire la cedola con utile nel 2014 232,3 milioni (contro 29,6 milioni del 2013). Ubi è invece quella che è cresciuta meno in un mese in Borsa (+18%). Anche l'istituto guidato di Massiah - quotato come uno dei possibili aggregatori (anche verso Mps e Carige) e al centro di una bufera giudiziaria (che mette in dubbio la regolarità dell'ultima assemblea) - ha pagato l'effetto svalutazioni con una perdita per quasi 726 milioni.

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