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Usa, bufera mancata: arrivano le scuse dai meteorologi

«Le mie più profonde scuse a tutto il pubblico e ai dirigenti cittadini - ha twittato Gary Szatkowski, metereologo del Servizio meteo Nazionale - avete preso decisioni difficili nella convinzione che le nostre previsioni fossero corrette, e non lo erano. Ancora: le mie più sentite scuse».

NEW YORK. Alla fine la tempesta perfetta non c'è stata. Eppure per i meteorologi americani doveva essere la bufera di neve del secolo. E alla fine i meteorologi si scusano. «Le mie più profonde scuse a tutto il pubblico e ai dirigenti cittadini - ha twittato Gary Szatkowski, metereologo del Servizio meteo Nazionale - avete preso decisioni difficili nella convinzione che le nostre previsioni fossero corrette, e non lo erano. Ancora: le mie più sentite scuse». Ma ciò che rimarrà di tanto allarmismo è solo l'immagine di una New York spettrale. La metropoli che non dorme e non si ferma mai per alcune ore si è trasformata in città fantasma.

«Una cosa mai vista», ammettono i media locali. In effetti il 'coprifuocò decretato dal sindaco Bill de Blasio ha funzionato, a partire dal divieto assoluto di circolazione delle auto private che ha regalato ai newyorkesi uno spettacolo raro, fin dalla serata di lunedì. Con i luoghi simbolo della città - da Times Square a Broadway - insolitamente deserti, con le serrande abbassate di negozi, ristoranti, locali, teatri. Passata la notte - in cui ha continuato a nevicare, ma con intensità inferiore al previsto - la Grande Mela si è svegliata in un clima ancor più surreale: strade vuote, le grandi arterie che da nord a sud attraversano Manhattan trasformate in enormi piste bianche su cui camminare tranquillamente a piedi. Niente auto, taxi gialli, scuolabus, in quella che di solito è l'ora di punta mattutina. Solo qualche mezzo di emergenza. Deserte anche le fermate degli autobus, chiuse le stazioni della metropolitana e quelle ferroviarie.

Tutti sono rimasti a casa, come avevano raccomandato le autorità. E chiusi sono rimasti per tutta la notte i ponti e i tunnel che collegano l'isola di Manhattan al resto della città. Pochissime le attività commerciali aperte, anche quelle in cui solitamente si può entrare 24 ore su 24. E la giornata è filata via così, anche se nel giro di poche ore, una volta rimossi tutti i divieti, la situazione è tornata gradualmente alla normalità. «Abbiamo schivato un proiettile», ha commentato de Blasio, mentre il flop sulla tempesta di neve più terribile della storia di New York ha costretto i metereologi del Weather National Service e star delle principali emittenti tv a chiedere scusa. Mentre l'amministrazione cittadina respinge le accuse di aver esagerato: dopo la bufera del 2010, quando la Grande Mela rimase letteralmente paralizzata dalla neve, la prudenza non è mai troppa.

Ma se New York è stata risparmiata, 'Giunonè (così è stata chiamata la tempesta che sta flagellando il nordest degli Usa) si è abbattuta con notevole violenza su città come Boston e Philadelphia. Sono sette gli Stati in cui è ancora in vigore lo stato di emergenza: New York, New Jersey, Pennsylvania, Connecticut, Rhode Island, Maryland, New Hampshire. E ancora tre milioni di persone restano in balia del blizzard, con violente e abbondanti precipitazioni di neve e ghiaccio. In particolare resta critica la situazione a Boston e Philadelphia, mentre a Nantucket, l'isoletta di molti vip al largo di Cape Code, la popolazione è rimasta senza corrente elettrica e molti sono i danni registrati. Isolata anche Marthàs Vineyard, l'isola in cui ha trascorso le ultime vacanze estive il presidente Barack Obama, con i collegamenti con la terraferma sospesi. Critica la situazione a Long Island, in particolare nelle eleganti località estive di Montauk e degli Hamptons. Restano i disagi per il traffico aereo, dopo la cancellazione di oltre 7.000 voli.

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