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Anno giudiziario, l'allarme da Milano: "Nord occupato dalle mafie"

MILANO. Continua inesorabile l'avanzata della criminalità organizzata. Nelle regioni del Nord non si può più parlare di semplici infiltrazioni, come se fosse un fenomeno transitorio: ormai clan e 'ndrine hanno «occupato» pure questi territori. La drammatica verità - nel giorno in cui si è inaugurato l'anno giudiziario nei distretti - è stata messa a nudo da Giovanni Canzio, Presidente della Corte di Appello di Milano, magistrato tra i più autorevoli, destinato, dicono in molti, ad essere il prossimo vertice della Cassazione. Ha avuto parole dure per i pm che hanno interrogato Giorgio Napolitano.

Da Genova, in sintonia, il Guardasigilli Andrea Orlando, ricordando di essere stato tra i primi a parlare di mafia in Liguria, ha sottolineato che «la criminalità organizzata non ha più le forme tradizionali e la tradizionale collocazione geografica circoscritta ad alcune regioni del sud Italia. Si è espansa, ha cambiato forme e metodi mimetizzandosi nei contesti in cui si sviluppa. Si confonde e si sovrappone alle reti collusive che avvolgono le pubbliche amministrazioni».

Non sono stati gli unici a levare l'allarme sugli insaziabili tentacoli mafiosi. Un altro terreno permeabile - questa la novità, non troppo nuova a dire il vero - è quello del calcio, come ha dimostrato la vicenda di Genny 'a carognà, hanno denunciato i capi degli uffici di Roma, Napoli e Lecce. Non sono mancate le contestazioni al governo Renzi, tanto che a Bologna - ed è stato il caso più evidente - il ministro dell'ambiente Gianluca Galletti ha lasciato la cerimonia.

Nel coro dei 'nò, si è inserita l'Anm che ha ribadito le critiche alle riforme sulla responsabilità delle toghe, sui prepensionamenti, sulle norme anticorruzione e tributarie. Non è mancata la protesta dei pm del processo Stato-mafia che hanno disertato l'inaugurazione di Palermo e che si sono presi gli strali di Canzio.  La presenza mafiosa al nord deve «essere ormai letta in termini non già di mera 'infiltrazionè, quanto piuttosto di 'interazione-occupazionè», ha detto Canzio mettendo in guardia anche dal rischio di attentati terroristici di matrice islamica all'Expo che tra cento giorni apre i battenti. Sono stati già venduti cinque milioni di biglietti.

«Nel distretto milanese e in vista di Expo 2015, lo Stato è presente e contrasta con tutte le Istituzioni l'urto sopraffattorio della criminalità mafiosa, garantendo, nonostante la denunciata carenza di risorse nel settore giudiziario, la legalità dell'agire e del vivere civile», ha sottolineato Canzio. Le indagini e gli arresti proseguono incessanti - ha aggiunto - «si applicano misure di prevenzione patrimoniale su immobili e aziende, si annoverano circa 70 interdittive antimafia del prefetto di Milano a carico di società impegnate in lavori per l'Expo».  Sui legami tra ultrà e clan, «crea forte preoccupazione l'infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo del calcio, come emerge da una serie di episodi e di inchieste giudiziarie avviate di recente», ha detto il Procuratore generale presso la Corte di Appello di Roma, Antonio Marini. «In questi ultimi anni i rapporti sono diventati sempre più stretti e connotati di ambiguità, soprattutto quelli con la tifoseria degli ultras. Un episodio di questo tipo si è verificato in occasione della finale di Coppa Italia del 3 maggio con Gennaro De Tommaso, noto come 'Genny 'a carognà». Da Napoli, sullo stesso tema, si è battuto il tasto anche sull'organizzazione del consenso elettorale dalla sinergia di tifoserie e camorra. A Bologna il Presidente della Corte di Appello Giuliano Lucentini, in linea del resto con quanto osservato da altri suoi colleghi, ha detto che i giudici continuano ad essere «delegittimati» anche dal governo Renzi, anche se non vengono più fatti passare per «disturbati mentali» come accadeva con Berlusconi.

«Quello che è cambiato - ha aggiunto Lucentini - è solo il metodo, che è diventato mediaticamente più sottile, e dunque di maggior suggestivita». Poi ha definito «irrispettoso» il «Brr, che paura» del premier Renzi all'indirizzo dell'Anm. Così Galletti, che era l'invitato d'onore, se ne è andato su due piedi non appena il discorso è finito. Molto critico con Renzi anche il Pg di Torino Marcello Maddalena e il Pg di Milano Laura Bertolè Viale. Da tutti i distretti si è levata la protesta per i giudici e il personale amministrativo sotto organico. Nelle Corti sono aumentati ovunque i carichi di lavoro, la lentezza dei processi è aumentata e anche il numero dei reati prescritti. Non ci sono dati completi sul settore penale per via degli accorpamenti degli uffici giudiziari e per i nuovi sistemi informatici non del tutto connessi. In prigione poi ci vanno solo i poveracci e non i colletti bianchi che nutrono la corruzione - dilagante ovunque - ha fatto notare il Pg di Palermo Roberto Scarpinato dicendo che la composizione sociale carceraria è la stessa del 1860.

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