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Oscar Giannino: «Fannulloni nel pubblico, il jobs act esteso anche a loro»

Per il giornalista «è sbagliato far credere che si debba procedere a chissà quale giro di vite: le norme ci sono, bisogna solo usarle tutte»

Numeri e tabelle alla mano per dimostrare che l'assenteismo nella pubblica amministrazione è costantemente maggiore che nell'industria privata. Per questo la mancata estensione del Jobs Act alla burocrazia statale è stata una scelta illogica. «Una contraddizione non più tollerabile». A parlare Oscar Giannino, giornalista, scrittore e conduttore radiofonico a Il Sole 24 Ore. Le sue posizioni sono note per essere nette e ruvide. Sui fannulloni non si smentisce.

Il primo problema da affrontare è quello delle norme: Renzi annuncia una nuova legge. Brunetta gli risponde che non c'è bisogno perché c'è già tutto. Chi ha ragione?

«Brunetta senza dubbio. Purtroppo la sua riforma è stata disattesa da Monti, Letta e Renzi. C'era il monitoraggio mensile delle assenze. Una strada efficace sostituita da una babele».

Che cosa significa?

«Significa che non si capisce più nulla. Trimestralmente l'Istat rileva le assenze «mediche». Già così emerge che sono più elevate del 21% rispetto a quelle private, a parità di unità impiegate. Una forbice elevata ma nel 2006 era del 34%. Poi si aggiungono Inps, Inpdap, coi relativi servizi ispettivi. Alla fine non si capisce nulla».

Quindi nessuno sa esattamente quanti sono i fannulloni in Italia?

«Una sintesi complessiva è desumibile dal Conto Annuale sul Pubblico Impiego della Ragioneria dello Stato. Non proprio una lettura semplicissima e i dati non sono comparati con il privato. Dentro c'è tutto: le assenze mediche certificate e retribuite, quelle per ferie, maternità, assistenza a congiunti disabili, permessi sindacali e scioperi. Purtroppo non tiene conto dell'universo delle 10 mila società pubbliche locali».

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