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Di Marzio: «Boom di prestiti fra le società, ma in Italia pochi campioni»

PALERMO. Nel mese di gennaio ogni settimana si giocano partite per due giorni e calciomercato per gli altri cinque. Di questo mondo Gianluca Di Marzio è uno dei massimi conoscitori. Figlio di Gianni, che fu allenatore del Palermo nel 1992, Gianluca è telecronista e volto popolare della redazione di Sky Sport. Ogni giorno a caccia di indiscrezioni e scoop tra procuratori e direttori sportivi di mezzo mondo. Protagonista, con Alessandro Bonan, il lunedì sera di «Calciomercato L'originale», trasmissione di Sky Sport tutta dedicata al tema, ma anche delle dirette che ogni sera, da lunedì al venerdì, vengono riservate agli aggiornamenti in tempo reale.

Un calciomercato di riparazione molto vivace, nonostante ci siano pochi soldi. Come si spiega?
«Il prestito ha rilanciato gli scambi. Non pesa sul bilancio attuale di un club anche se c'è un impegno a pagare nel futuro. Prima i prestiti erano sulla parola e a volte non erano rispettati. Per esempio Moratti non rispettò l'impegno con De Laurentiis di riscattare Gargano dal Napoli. Adesso è tutto codificato. Per esempio l'Inter ha preso Dodo in estate e lo pagherà alla Roma nel 2016».

Dodici milioni per Muriel non sono pochi...

«La Sampdoria è una eccezione, ha soldi veri. Dobbiamo rivedere le nostre impressioni su Ferrero finora noto per le sue presenze pirotecniche allo stadio di Marassi. È un grande colpo, ha aggiunto molti soldi a quelli ricevuti per Gabbiadini».

Si parla di calciomercato ormai tutto l'anno...
«È la gente che ha voluto così. Mi incontrano per strada e mi salutano: ciao calciomercato. Per i tifosi è un modo di sognare. In campo le grandi battono sempre più spesso le piccole e dal mercato si aspettano di essere sorpresi. Di cambiare il quotidiano».

Però i grandi campioni del calcio non vengono più in Italia...
«Podolski e Shaqiri sono due nazionali ma certo erano riserve di Arsenal e Bayern. Oggi il grande campione punta sull'Inghilterra. Ci sono eccezioni come quella di Pogba. Ovvero prendere il giocatore quando non è ancora molto conosciuto e convincerlo a venire in Italia, dove diventa un protagonista. Oppure Dybala che il Palermo è stato bravo a prendere quando era un giovanissimo capo cannoniere della B argentina. L'ho visto dal vivo in Palermo-Lazio e mi ha impressionato per l'intelligenza, la tecnica e la furbizia. Una volpe. Più forte di Pastore. È lui il grande nome nuovo del campionato».

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