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Belen al cinema: triangolo amoroso con una coppia... gay - Foto

ROMA. Attenzione a Belen, una donna così bella da riaccendere il lato etero anche nel più incallito degli omosessuali. Insomma quando compare nella vita di Moreno (Fabio Trioiano), sarà per lui vera debacle e crisi con il compagno di sempre Alfonso (Dino Abbrescia). È quello che succede in 'Non c'è 2 senza te', film di Massimo Cappelli in sala dal 5 febbraio distribuito da M2 Pictures, che racconta di questo triangolo, di coppie di fatto, adozioni da parte di coppie gay e matrimoni tra omosessuali.

Questa la storia. Moreno e Alfonso vivono tranquillamente la loro vita di coppia gay sotto gli occhi della signora Capasso (Tosca D'Aquino), vicina di casa acida e curiosa. La loro routine viene sconvolta però dall'arrivo di Niccolò (Samuel Troiano), nipote di Alfonso affidatogli dalla sorella in partenza per la Cina. Alfonso, per evitare imbarazzi, finge di ospitare sul divano letto il suo 'amicò, dando il via a una complicata convivenza a tre.

Alfonso lava, stira, cucina e crea gioielli, mentre Moreno è un arredatore di appartamenti. Proprio durante un appuntamento di lavoro quest'ultimo incontra Laura (Belen Rodriguez) e se ne invaghisce. Inizia così a frequentarla di nascosto, ma allo stesso tempo, non sapendo esattamente che cosa gli stia
succedendo, inizia a frequentare uno psichiatra. Alfonso, al contrario, sente il compagno sempre più lontano e pensa che lo stia tradendo con un altro uomo. La tensione tra i due sale di giorno in giorno, mentre Niccolò nel frattempo capisce la vera natura dei loro rapporti.

«Laura - dice Belen, al suo terzo film dopo 'Natale in Sudafrica' di Neri Parenti, e 'Se sei così, ti dico si' di Eugenio Cappuccio - è molto lontana da me, e questa è stata la vera sfida del film. È timida e un po' impacciata, anche un filino psicopatica che direi non fa parte proprio del mio bagaglio. Ma recitare è questo, no?».Spiega invece il regista: «Il cinema italiano è in ritardo
rispetto a certi temi. Ho pensato così che fosse necessario proporre al grande pubblico una storia che raccontasse cosa può succedere nella vita di una normale coppia di omosessuali quando, all'improvviso, un bambino arriva a turbare il loro tran tran. E come i meccanismi che regolano la vita di coppia e i potenziali pericoli che minano la stessa, siano sostanzialmente i medesimi a prescindere dalla etero o omosessualità». «Il tutto - conclude Cappelli - filtrato attraverso le lenti della commedia. Anticipo la domanda: ma si può ridere di questi temi? Non solo si può, si deve. Si deve recuperare la capacità di raccontare con la risata i fatti salienti della crescita culturale del paese: era la prerogativa del nostro cinema e l'abbiamo smarrita».

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