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Fisco, sulla norma "salva Berlusconi" si accende un nuovo scontro nel Pd

I Dem accusano Matteo Renzi di aver voluto fare un regalo al Cavaliere nell'ambito del patto del Nazareno

ROMA. Scintille all'interno del Pd per la norma «salva-Berlusconi» nel decreto Fisco varato dal governo lo scorso 24 dicembre. La minoranza Dem accusa Matteo Renzi di aver voluto fare un regalo al Cavaliere nell'ambito del patto del Nazareno e giudica «una porcata» o quantomeno tardivo lo stop al provvedimento annunciato dallo stesso premier.

Di contro, la maggioranza del partito invita la sinistra interna a non lasciarsi andare a letture «dietrologiche» secondo una logica pro-Cav e anti-Cav che da anni blocca il Paese. La sensazione è che nello scontro interno al Pd giochino un ruolo importante l'approssimarsi della discussione parlamentare per le riforme istituzionali e per la nuova legge elettorale; e le mosse in vista delle elezioni per il Quirinale.  L'opposizione coglie l'occasione per sparare a zero contro il premier.

Matteo Salvini della Lega bolla lo stop al decreto come «la solita renzata del premier che un giorno fa una cosa e l'altro la disfa». Secondo Alessandro Di Battista del M5S, «Renzi è stato colto con le mani nella marmellata»: «È la prova che nel patto del Nazareno c'è quello che anche molti nel Pd sanno ma che nessuno dice: un salva-condotto per Berlusconi».

Proprio la minoranza Pd esprime giudizi durissimi. «Renzi e Padoan hanno il dovere di chiarire di chi sia la responsabilità che una norma così improponibile sia stata portata alla approvazione del cdm e di impegnarsi a non riproporla», afferma il deputato Alfredo D'Attorre. «La cosa in sè va rigettata. Non potrei stare un minuto di più in un partito che avallasse una una tale porcata», sbotta il parlamentare prodiano Franco Monaco. Non è da meno la senatrice Lucrezia Ricchiuti: «Il decreto legislativo che renderebbe operativa la delega fiscale, sarebbe in realtà l'attuazione di una delle clausole inespresse del Patto del Nazareno, la cosiddetta clausola di non punibilità. L'art. 19-bis supera la fantasia». «Il decreto si è scritto da solo, a insaputa di tutti...», ironizza Pippo Civati.

A difesa del premier e del governo si sollevano le voci della maggioranza del Pd. «È opportuno guardare all'interesse generale senza avere ancora la continua ossessione di Berlusconi e dei suoi processi. Perchè non si legifera ad personam, nè contra personam», afferma il vice segretario del Pd, Lorenzo Guerini. Alessia Morani, vicepresidente Pd alla Camera, parla di «becere strumentalizzazioni» sottolineando che «molti sono rimasti affezionati ad una discussione »ad personam«, lasciando sullo sfondo o fregandosene dell'interesse tutti gli altri cittadini». Difende il provvedimento Giacomo Portas: «Visti i sospetti, è giusto che la norma torni in Cdm ma con il dietrologismo rischiamo di rendere ancora più complicato il nostro sistema fiscale. Bisogna anche capire in quale contesto economico è nata quella norma». Duro Giorgio Tonini: «Le polemiche della minoranza sono decisamente fuori luogo»

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