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Il mercato dell'auto torna positivo in Italia: +4,21% rispetto al 2013

Fca ha immatricolato 376.721 auto nel 2014, con una crescita sul 2013 dello 0,75%, inferiore a quella del mercato. La quota scende dal 28,66% al 27,71%

TORINO. Il mercato italiano dell'auto ha chiuso il 2014 con 1.359.616 immatricolazioni, in crescita del 4,21% rispetto all'anno precedente. È il primo anno positivo dopo sei anni di crisi. A dicembre le consegne sono state 91.518, il 2,35% in più dello stesso mese del 2013. I dati sono del ministero dei Trasporti.

Fca ha immatricolato 376.721 auto nel 2014, con una crescita sul 2013 dello 0,75%, inferiore a quella del mercato. La quota scende dal 28,66% al 27,71%. A dicembre le consegne sono 25.265 (+1,39%),la quota è 27,61% (era 27,87%). A trascinare le vendite il brand Jeep che nel 2014 ha immatricolato 11.334 vetture, il 94,5% in più del 2013. Jeep ha portato la quota nel 2014 dallo 0,45% allo 0,83%. Nel solo mese di dicembre le consegne sono state 2.308, con una crescita del 405,03% e la quota è salita di 0,515 punti al 2,52%. Le immatricolazioni di Alfa Romeo sono state 28.322, il 10,53% in meno del 2013, la quota è scesa dal 2,43% al 2,08%. A dicembre il Biscione ha consegnato 1.801 vetture, con un calo el 15,8% e una flessione della quota dal 2,39% all'1,97%. Le immatricolazioni del brand Fiat sono state 281.582, lo 0,78% in più e la quota è scesa dal 21,42% al 20,71%, mentre a dicembre sono state 17.573, il 2,92% in meno del 2013 e la quota è pari al 19,52% (era 20,24%). Lancia ha consegnato 55.483 vetture nell'anno, con un calo del 2,74%, la quota è scesa dal 4,37 al 4,08%, mentre a  dicembre le immatricolazioni sono state 3.583 (-15,11%), pari a una quota del 3,92% (era 4,72%).

Il 2014 è per il mercato dell'auto il primo anno positivo dopo sei anni di crisi, ma il risultato è ancora inferiore rispetto al 2007 del 45,5% (il calo era del 47,7% nel 2013). Lo sottolinea Gian Primo Quagliano presidente del Centro Studi Promotor. «Il terreno da recuperare per tornare a livelli di mercato normali - spiega - è ancora molto lungo. Il risultato del 2014 per l'auto non è certo dovuto a un'inversione di tendenza dell'economia. Anzi il quadro congiunturale ha continuato a deteriorarsi e, al di là delle previsioni-auspicio ufficiali, non c'è al momento alcun segnale significativo che induca a ritenere imminente una inversione di tendenza».  Secondo il Centro Studi Promotor, l'andamento non negativo del mercato nel 2014 è dovuto al fatto che, nonostante l'auto continui ad avere una funzione insostituibile nel sistema dei trasporti, gli italiani per troppi anni non hanno cambiato vettura e c'è stato così «un forte invecchiamento del parco circolante». Molti italiani con vetture non più in grado di assolvere alle loro funzioni sono stati alla fine costretti a sostituirle. Queste «sostituzioni forzose» sono cominciate nel 2014 e continueranno anche nel 2015 indipendentemente dalla ripresa dell'economia. Secondo Quagliano nel 2015 le immatricolazioni «dovrebbero toccare quota 1.430.000 unità, livello ancora lontano anni luce dalla normalità per un Paese come l'Italia, ma comunque superiore del 5,18% al risultato del 2014». «La previsione per il 2015 potrebbe essere facilmente superata se il Governo manifestasse una qualche sensibilità nei confronti del settore e degli automobilisti. Un primo segnale in questo senso è la sterilizzazione dell'aumento delle accise sui carburanti che avrebbe dovuto entrare in vigore il primo gennaio». Quagliano auspica che «a questo primo segnale ne seguano altri, anche se non lascia ben sperare la possibilità per i gestori delle autostrade di aumentare i pedaggi fino all'1,5%».

«Ormai da sette anni in forti difficoltà, il mercato dell'auto ha bisogno di essere rivitalizzato, a partire dal necessario ringiovanimento del parco nel segmento più critico dal punto di vista delle vendite, quello delle famiglie. Sono queste infatti che, purtroppo, detengono le auto più vecchie, dovrebbero sostituirle, vorrebbero sostituirle, ma probabilmente non possono farlo». Così Massimo Nordio, presidente dell'Unrae, l'associazione dei Costruttori esteri, commenta i risultati del mercato 2014. L'analisi dei canali di vendita conferma «il contributo notevole dato dal segmento del noleggio (+13,6% e 264.252 unità), mentre il canale dei privati fa segnare uno stagnante +2,3%, con 854.618 immatricolazioni, conseguendo il record storico negativo in termini di quota di mercato: 62,3% la più bassa di sempre».

«La prospettiva di crescita di appena un 3% per il 2015, in assenza di interventi strutturali di rilancio del settore - prosegue Nordio - ci mette in condizione di rimarcare la necessità che venga realizzato un piano solido di rinnovamento del parco attraverso un sostegno alle famiglie, come la proposta di detraibilità di parte dei costi di acquisto di un'auto nuova, con benefici effetti sulla sicurezza dei veicoli e delle persone, sui costi sociali dell'incidentalità e sull'ambiente». L'Unrae ritiene necessario che «tutta la filiera automotive trovi la coesione necessaria ad accorciare i tempi del dialogo con le Istituzioni e in tal senso esplorerà, anche con le altre associazioni, la possibilità di rilanciare gli Stati Generali dell'Auto, come momento di confronto per condividere quelle strategie indispensabili per la crescita del settore automotive in Italia».

Un mercato italiano a 1.360.000 ci fa tornare indietro alla fine degli anni '70. Lo sottolinea Federauto, la Federazione che rappresenta i concessionari di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus, di tutti i brand commercializzati in Italia. «Le differenze rispetto a 35 anni fa - osserva il presidente Filippo Pavan Bernacchi - sono enormi, sia dal punto di vista economico sia sociale. Inoltre in quel lontano passato non esistevano le 'chilometrizerò, che oggi dipingono un quadro più roseo di quanto non sia in realtà. Rispetto al 2013 abbiamo registrato un +4,2%, ma rispetto al 2012, che tutti considerano un anno orribile, abbiamo perso ancora un -2,9%. È per questo che bisogna pesare e contestualizzare un dato che sembrerebbe positivo, ma non lo è. È un dato che inquieta e siamo convinti che se il Governo non darà attenzione al nostro settore, alle nostre proposte, come ad esempio l'Iva agevolata per i privati, il 2015 bisserà il 2014 attestandosi attorno a 1.400.000. Torneremmo così al 2012 in un loop negativo che da soli non possiamo spezzare. Il Governo ci ascolti e metta in atto un piano grazie al quale tutti potremmo uscire vincitori».

«Grazie al segno positivo di dicembre, settimo rialzo mensile consecutivo, seppur con volumi ancora bassi per questo mese, il mercato auto italiano chiude il 2014 positivamente secondo le previsioni, e verrà ricordato come il primo anno di ripresa dopo 6 annualità consecutive in flessione». È il commento di Roberto Vavassori, presidente dell'Anfia. «Il quarto trimestre dell'anno - osserva - risulta, così, in crescita del 6,1% rispetto all'analogo trimestre del 2013, concludendo in ascesa dopo il rallentamento dei due trimestri precedenti. Questa chiusura d'anno può essere letta come un segnale di incoraggiamento per un settore che da anni accusa i colpi della crisi economica e che ha bisogno, per la sua stessa salvaguardia e rilancio, di ripristinare livelli di mercato fisiologici per un Paese come il nostro, ovvero intorno a 1,8 milioni di unità all'anno». Vavassori sottolinea «gli elementi di debolezza che ancora caratterizzano il nostro mercato, in primis perchè i volumi annuali si attestano su quelli del lontano 1979». «Alla perdita di capacità di spesa delle famiglie - spiega - si aggiunge, come aggravante, l'inasprimento delle imposizioni fiscali sull'auto (è in vigore da ieri, per citare a titolo d'esempio solo i nuovi rincari, un aumento medio annuale dei pedaggi autostradali dell'1,3%) che pesano, soprattutto, sui costi di gestione dell'autoveicolo. Il percorso di risalita richiede ancora molto impegno da parte di tutti gli attori della mobilità, non ultime le istituzioni, attraverso l'attuazione di misure che incoraggino il rinnovo del parco circolante e l'offerta di modelli sempre più performanti in termini di consumi, emissioni e sicurezza attiva e passiva».

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