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Da Ursula Andress a Sofia Loren, Freda racconta il trucco delle star

Sul set come nella vita, si deve trovare la verità del volto. La ricerca del colore è la cosa più importante

ROMA.  ''La bellezza? Dopo 68 anni di cinema mi è ancora difficile dire esattamente cos'è. Forse un mix di magnetismo, fascino, intelligenza, che non tutte le belle donne,  però, possiedono''. Parola di Francesco Freda, una vita a tu per tu con i più grandi divi del cinema internazionale, da Monica Vitti a Katherine Hepburn, Ava Gardner, Ursula Andress e poi Marcello Mastroianni, Jack Nicholson, Gian Maria Volontè, truccatore di fiducia di registi come Michelangelo Antonioni, Francesco Rosi, Ettore Scola.

Oggi alla soglia delle sue 90 primavere, Freda racconta il suo approccio a volti, anime e lineamenti ne ''L'artigiano della bellezza'' (Edizioni del Rosone, pp. 102 - 12,00 euro), raccolta di aneddoti e incontri da film, a partire da quello con Sofia Loren, nel '77, per ''Una giornata particolare'' di Scola. Ne nacque una lunga amicizia e collaborazione professionale attraverso film come ''La ciociara'' e ''Sabato domenica e lunedì'', ma anche tantissime premiere in giro per il mondo. ''Sofia - racconta Freda - è una
donna bellissima che sa quel che vuole e se un trucco non le piace non esita a dirlo''.

Ma qual è il segreto per valorizzare al massimo il volto di una donna? ''Forse perché sono figlio del neorealismo - risponde Freda - io cerco sempre la verità. L'artefazione non  mi è mai piaciuta. Sono contrario, ad esempio, all'eccesso degli smokey eyes. In tv oggi si vedono look allucinanti, spesso abbinati a interventi chirurgici che squalificano la donna. La bellezza invece esiste a 20 come a 50 anni: ha i suoi passaggi, che valgono tutti''. Bando dunque agli eccessi, nella vita come al cinema. ''Ricordo un film di Bernard Vorhaus, 'Fanciulle di lusso' - racconta - Mi trovai ad avere a che fare con attrici scatenate: da Paola Mori ad Anna Maria Ferrero, Rossana Podestà, Marina Vlady, tutte promesse del cinema italiano e francese. Avanzavano continue richieste di rossetti, mascara e matite. Se le avessi assecondate, avrei potuto mandarle, più che davanti alla macchina da presa, su qualche marciapiede della zona''. E invece, dal dopoguerra in poi, il cinema voleva donne più vere e meno dive. ''Mi sono sempre battuto perché con il trucco il viso restasse tale - prosegue - Ne ''La città si difende' convinsi Gina Lollobrigida a lasciar da parte rimmel e ciglia finte per puntare sulla sua bellezza vergine. E anche a Katherine Hepburn dovetti far capire che non avrebbe potuto essere Ecuba con le labbra sensuali da signora americana''. La regola di base è ''trovare la tonalità giusta. La ricerca del colore - assicura Freda - è la chiave per dare al volto la sua 'verità'. Si deve fare in modo che una donna non dia nell'occhio quando entra in una stanza, ma che si noti quando esce. Oggi è importante differenziarsi, creare qualcosa di personale. Se si trova la 'verità' del proprio volto, allora si può fare di tutto, anche aumentare un po' il colore per un'occasione particolare''.

Ma è più difficile truccare le donne o gli uomini? ''Le donne comportano un'attenzione maggiore - risponde - Quando inizi a toccare gli occhi, le labbra di una diva tocchi la sua immagine nel mondo. E un po' di timore c'è quando cominci a tirarle la pelle o a mettere le gomme per le rughe. Ma mi è capitato anche di dover 'spegnere' un occhio a Nino Manfredi in 'Brutti, sporchi e cattivi' o di 'conficcare' un vetro nell'occhio di Sylvia Koschina per Mario Bava''. Ma dopo tanti anni di lavoro ha capito cos'è davvero la bellezza? ''Di donne bellissime ne ho incontrate molte - rammette - Mi vengono in mente Marta Toren o Gianna Maria Canale con quel suo profilo.

O Ava Gardner, che arrivava al trucco sempre con i suoi occhialoni e un gran foulard. Bastava però darle un po' di colore al viso, toccare appena gli occhi, che subito si illuminava. Le sue labbra parlavano e si esprimevano anche nel silenzio. Non tutte le belle donne però poi hanno 'l'anima'''. Ecco allora che la bellezza più toccante'' Freda la ricorda sul volto di una donna ucraina, arruolata come comparsa per 'La tregua' di Rosi. ''Man mano che le rasavano i capelli il suo volto diventava sempre più toccante. Ci confessò che stava rivedendo la tragedia realmente vissuta da bambina della deportazione nei campi di concentramento''.

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