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Vita su Marte, si accende il dibattito sul mistero del metano: fu un organismo a produrre quel gas?

 

PALERMO. C'è metano su Marte. Non è una novità che possa dare linfa al sorriso sul volto dei sognatori. Tuttavia è una conferma ed è meglio che niente anche se essa non risponde alla domanda principale: c'è (c'è stata) vita sul Pianeta Rosso? Forse la maggior parte della gente pensa che il metano sia un gas di origine biologica, frutto dei processi metabolici di un organismo vivente, animale o vegetale che sia, ma non è così: esiste pure un tipo di metano che è pur sempre di natura organica ma di origine «abiologica», frutto cioè di reazioni chimiche tra l'acqua e alcune rocce. D'altra parte su Marte sono state trovate anche molecole di formaldeide formica e di metanolo ma neanche quelle «certificano» l'esistenza della vita. Ultima arrivata nella corsa al metano marziano è la sonda Curiosity che ha rilevato la presenza del metano nella misura di sette parti su un miliardo. Altre sonde avevano trovato il metano in misura anche maggiore come le 15 parti per miliardo delle sonde Viking, le stesse trovate dalla sonda europea Mars Express. Ma la Mars Global Surveyor della Nasa ne rilevò addirittura 60 parti per miliardo.

Dove risiede allora la novità? Curiosity ha rilevato le poche tracce di metano riferite, dopo non averne trovate per mesi. Bisogna specificare che la ricerca viene fatta da apparecchiature che si chiamano «spettrometri di massa» e che analizzano campioni di atmosfera al suolo. Oltretutto Curiosity compie i suoi esperimenti sempre nella stessa zona sulla quale si è posata, il cratere Gale. Ed è proprio questa variazione che conferma una caratteristica già mesa in luce dagli esperimenti delle altre sonde e perfino dalle osservazioni fatte direttamente dalla Terra: la quantità di metano rilevata non è mai la stessa ed è ciclica e questo non dovrebbe accadere nel caso del metano "abiologico" mentre è proprio il comportamento che ci aspetta dal metano prodotto dal metabolismo di organismi viventi che si sviluppa proprio attraverso i cicli vitali. «In ogni caso la presenza di carbonio organico è molto promettente. Questo ci spinge a cercare con ancora maggiore cura tale sostanza negli strati del Monte Sharp che si trova nel cuore del cratere Gale e che presto andremo ad esplorare», ha sottolineato Roger Summons del Massachusetts Insitute of Technology di Cambridge. È proprio questo aspetto del problema a dividere adesso la comunità scientifica tra quanto rimangono scettici sull'ipotesi che su Marte possa essersi sviluppata qualche forma di vita primordiale e quanti, al contrario, continuano a cercarne le tracce convinti che un giorno le troveranno.

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