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Alex Zanardi: "Non mi sono mai sentito sfortunato"

Da pilota in erba, prima sui go-kart poi alla F1 fino al terribile incidente nel 2001 che gli ha reciso entrambe le gambe, non ha mai perso quella che chiama "la voglia di fare"

ROMA. Ad Alex Zanardi la vita ha insegnato più che a vincere, a provarci. Per questo, dice, "non mi sono mai sentito sfortunato ma ho sempre pensato a cosa avrei potuto fare con quello che mi era rimasto. Non ho mai pensato a quello che avevo perso ma solo a girare la testa e a vedere quello che avevo intorno e a pensare che ogni giorno può regalarci qualcosa".

Da pilota in erba, prima sui go-kart poi alla F1 fino al terribile incidente (15 settembre 2001) che gli ha reciso entrambe le gambe, Zanardi non ha mai perso quella che chiama "la voglia di fare". "Io non sono mai stato arrabbiato con la vita - confessa in un'intervista a Sky l'ex campione di F1 e oro paralimpico a Londra - anche se non biasimo chi ce l'ha con la vita per quello che gli ha tolto. Io ho certamente tanta fantasia e vedo traguardi che altri magari fanno fatica a vedere. Per me c'è sempre un traguardo, un orizzonte, una meta. Ho avuto la fortuna di vivere tante esperienze avendo sempre una meta davanti ma riuscendo sempre a godere la quotidianità. Io - aggiunge - non sono salito in bicicletta perchè volevo arrivare a Londra (ai Giochi Olimpici, ndr) e vincere, ma ci sonno arrivato perchè volevo salire in bicicletta".

 

"Oggi ricevo sempre tanti complimenti, il più bello forse quello di mio nipote di 5 anni quando una volta a fine giornata confidò al suo papà di voler fare due cose nella vita, guidare una Ferrari e non avere le gambe "come lo zio". E' una cosa che i ha scaldato il cuore". Nella vita, dice ancora, "ho messo insieme tante esperienze, tra loro diverse ma con un comun denominatore: divertirmi per quel che serve, questo sia nel trovarmi ad avere un volante tra le mani, sia nel correre una gara di paraciclismo, o a fare la la massacrante Ironman Triathlon alle Hawaii (2,4 miglia a nuoto, la Waikiki Roughwater Swim, 115 miglia in bicicletta, l'Around-Oahu Bike Race, e la maratona di Honolulu, per lui in carrozzina), dove ha scritto un'altra pagina memorabile della sua straordinaria carriera, centrando l'obiettivo di completarla sotto il muro delle 10 ore.

"C'è sempre un modo per rendere fattibile qualcosa che sulla carta non sembra possibile", il suo leitmotiv raccontato alla tv satellitare. Dopo l'incidente, racconta, "ho cambiato modo di di vivere, ho pensato che non fosse drammatica, ma eccezionale", diversa.

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