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Breda: «Successione di Napolitano? Tre siciliani hanno grandi chance»

Sia Anna Finocchiaro che Pietro Grasso sono nomi plausibili. Sergio Mattarella, silenzioso e appartato, ha qualche freccia in più nel suo arco

Nel Presepe laico del Quirinale la commossa gioia del Natale coincide, per Giorgio Napolitano, con la serena ed orgogliosa consapevolezza di avere servito il Paese svolgendo nel miglior modo possibile i doveri di Presidente della Repubblica. L’avvento, l’attesa, del successore avrà inizio la notte di San Silvestro e viste le molte false comete c’è il rischio che i Re Magi della politica possano faticare non poco prima di rendere omaggio all’eletto. Come nell’aprile del 2013, i 61 metri sul livello del mare del Colle stanno infatti assumendo l'aspetto nebuloso delle cime tempestose dell'Himalaya.

«Certo, sarebbe una gran cosa se il Parlamento riuscisse a eleggere il nuovo Capo dello Stato al primo scrutinio, come avvenne con Cossiga e Ciampi: darebbe una prova di esistenza in vita della buona politica», argomenta Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera, attento e prestigioso segugio di ben quattro Capi dello Stato: Cossiga, Scalfaro, Ciampi e Napolitano.

Ma secondo Breda è «più probabile che, dopo aver saggiato le rispettive capacità d’influenza e verificato la tenuta di vecchie o nuove alleanze, i partiti riescano a farcela dal quarto voto in poi. Ossia quando basterà una maggioranza più bassa».

Molta pretattica e diverse cortine fumogene. A quando i veri candidati? Si può già adesso tracciarne un identikit?

«Sì, il totonomi sul quale i partiti si sono esercitati finora sembra solo pretattica. Insomma: un modo per saggiare gli orientamenti politici e, più spesso, anche una maniera per bruciare sui mass­media qualche candidatura ingombrante. Il vero negoziato per il futuro presidente avviene in via riservata, con contatti di cui sta trapelando poco o nulla. Ed è ovvio che questo gioco entrerà nel vivo nei 15 giorni che intercorreranno tra le dimissioni di Napolitano e la prima seduta dei cosiddetti “grandi elettori”, convocati dai presidenti delle Camere. Quanto all’identikit, stando alle indicazioni pubbliche tracciate da Matteo Renzi, cui compete (dato il suo ruolo di segretario della maggiore forza di governo) l’onere di fare la prima proposta, esso delinea il profilo di una personalità con forte caratura politico­istituzionale, autorevole, con una reputazione di indipendenza dai partiti anche se con un passato dentro la politica. Ma c’è un dubbio».

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