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Prepensionamenti ed esodi, la ricetta dei dirigenti per risparmiare

Il sindacato contesta il piano del governo che punta al taglio di 800 postazioni dirigenziali e delle relative indennità e alla cancellazione delle clausole che garantiscono lo stipendio invariato anche quando si perde un incarico

PALERMO. Due proposte per riformare il settore evitando lo scontro. I dirigenti regionali lanciano la sfida: «Crocetta mostra odio nei nostri confronti e punta a cancellare il contratto. Noi invece chiediamo un confronto. Ma se il governo non fermerà i progetti annunciati, sarà scontro».

Il Dirsi, la sigla autonoma più rappresentativa dei quasi 1.800 dirigenti, punta a risparmiare attraverso due mosse. La prima sono i prepensionamenti da portare avanti fra il 2015 e il 2018 applicando i requisiti in vigore prima della riforma Fornero. Così potrebbero lasciare gli uffici 540 dirigenti e 2 mila funzionari. La seconda richiesta è quella di applicare anche in Sicilia l’esonero dal servizio con decurtazione dello stipendio. È una possibilità che si offrirebbe a chi è distante 5 anni dalla pensione: può andar via rinunciando al 30% del salario.

Ma il Dirsi invoca pure una riorganizzazione della dirigenza e una definizione delle piante organiche: «Non è vero che i dirigenti sono troppi, le dotazioni organiche previste dalla legge sono superiori agli effettivi impiegati. Si parta da uno studio delle funzioni che deve svolgere l’amministrazione». Il sindacato contesta il piano del governo che punta al taglio di 800 postazioni dirigenziali e delle relative indennità e alla cancellazione delle clausole che garantiscono lo stipendio invariato anche quando si perde un incarico.

Infine, la giunta vorrebbe ridurre premi e straordinari. E ieri anche Michele Palazzotto della Cgil, Gigi Caracausi della Cisl ed Enzo Tango della Uil hanno annunciato «azioni di lotta fino allo sciopero fino se non sarà aperto un tavolo di confronto sulle questioni che attanagliano il funzionamento dell'amministrazione». Gia. Pi.

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