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Jobs act, nessun reintegro in caso di scarso rendimento: scoppia la polemica

Per il presidente della commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, sarebbe una misura aberrante. Va giù duro l'Ugl: "Se passasse, il primo a essere licenziato dovrebbe essere Renzi"

ROMA. Scarso rendimento dei lavoratori? Si rischia il licenziamento. È questa una delle possibili varianti nel nuovo Jobs act che sta mettendo in piedi il governo Renzi. Una possibilità che sta già scatenando delle polemiche a partire, dal presidente della commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano. «Ci auguriamo che il decreto delegato dedicato al contratto a tutele crescenti corrisponda più che alle sole aspettative delle istituzioni internazionali e degli imprenditori italiani, come afferma Ncd, a quelle dei giovani che verranno assunti a partire dal 2015, per i quali non è augurabile una diminuzione di tutele che assomigli alla totale libertà di licenziamento».

Lo afferma il presidente della commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano. «Per questo - prosegue - riteniamo aberranti le notizie che riguarderebbero la possibilità di licenziare per scarso rendimento: una modalità arbitraria e unilaterale che consegnerebbe nelle mani del solo datore di lavoro il destino dei suoi dipendenti». «Vorremmo che il governo, nella scrittura dei decreti, avesse misura ed evitasse le estremizzazioni dei cattivi suggeritori. Il mercato del lavoro - conclude - è materia delicata che ha bisogno di mantenere un equilibrio tra le ragioni del lavoro e quelle dell'impresa».

Bordate anche da parte dei sindacati, in particolare da Paolo Capone, segretario generale di Ugl. Sulle intenzioni presentate oggi dal Governo a partire dal contratto a tutele crescenti, ha detto Capone, restano «perplessità. Abbiamo scioperato il 12 dicembre - ha detto - anche per l'assenza del confronto preventivo e per l'eccessiva ampiezza delle deleghe». Capone sulla possibilità che lo scarso rendimento sia una delle ipotesi di licenziamento che non danno la possibilità di essere reintegrato ha detto che se passasse «il primo a dover essere licenziato sarebbe Renzi e il suo Governo».     Oggi sarebbe stato utile che il Governo avesse presentato un testo per la riforma del lavoro perchè «i dettagli fanno la differenza». Lo ha detto il segretario generale Ugl, Paolo Capone commentando l'incontro avuto oggi con il Governo sui decreti di attuazione del Jobs act.

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