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La Corte suprema indiana respinge le istanze dei due marò Girone e Latorre

Il presidente della Corte H.L. Dattu ha sostenuto che la richiesta non poteva essere accettata perché l'inchiesta della morte dei due pescatori «non è finita» e «i capi di accusa non sono stati ancora presentati»

NEW DELHI. La Corte suprema indiana ha respinto le istanze di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marò italiani, detenuti in India. Le istanze di Girone e Latorre chiedevano l'attenuazione delle condizioni della loro libertà provvisoria.

Latorre chiedeva una estensione di quattro mesi della sua permanenza in Italia per terminare il percorso terapeutico. Girone invece chiedeva di poter rientrare per tre mesi per trascorrere un periodo, fra cui le festività natalizie, con la famiglia. Il presidente della Corte H.L. Dattu ha sostenuto che la richiesta non poteva essere accettata perché l'inchiesta della morte dei due pescatori «non è finita» e «i capi di accusa non sono stati ancora presentati». «Anche le vittime - ha concluso - hanno i loro diritti».

Ieri un sorprendentemente un quotidiano indiano aveva ottenuto, e pubblicato nella sua edizione online, passaggi dell'istanza in cui Girone citava «periti medici» che «hanno autonomamente e separatamente concluso» come «la presenza del padre nell'ambiente familiare» sarebbe di fondamentale «sostegno per i due ragazzi», che altrimenti rischiano problemi psicologici.

Nella sua istanza Latorre invece aveva fatto presente che il percorso terapeutico prescrittogli dai medici dopo l'ictus, cominciato in Puglia il 13 settembre, non è concluso, e che inoltre dovrà probabilmente sottoporsi anche ad un intervento chirurgico. Per questo aveva chiesto alla Corte un nuovo permesso per prolungare la sua residenza in Italia di altri quattro mesi.

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