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Meno grassi a tavola: così si previene il rischio di frattura all'anca

Il pericolo arriva soprattutto dai grassi animali

ROMA. A una certa età vi è un motivo in più per non esagerare coi grassi a tavola: infatti, negli anziani all'aumentare del consumo di grassi aumenta il rischio di fratture dell'anca.

Lo rivela una grossa ricerca pubblicata sulla rivista Geriatrics Gerontology International.

Lo studio è stato coordinato dal professor Yu-ming Chen dell'Istituto di Salute Pubblica della Università cinese di Sun Yat-sen nella provincia di Guangzhou.

Gli esperti hanno sottoposto a un dettagliato questionario alimentare (sulla frequenza di consumo di ben 79 alimenti) 646 anziani cui era stata appena fatta una diagnosi di frattura dell'anca e 646 coetanei sani (gruppo di controllo). Il questionario era volto a misurare il consumo di grassi, in particolare i grassi totali nella dieta, quelli di origine animale, in particolare i grassi saturi (quelli che si trovano ad esempio in burro, lardo, pancetta etc) e poi i grassi di origine vegetale.

E' emersa una relazione cosiddetta ''dose-dipendente'' tra il consumo di grassi totali e di grassi animali nella dieta di un individuo anziano e il suo rischio di fratturarsi l'anca: ciò significa che il rischio sale al crescere dei consumi di grassi. Salvi, invece, i grassi insaturi di origine vegetale (ad esempio l'olio di oliva).

I risultati sono coerenti con quelli di un precedente studio apparso sull'American Journal of Clinical Nutrition (condotto, però, solo su donne con osteoporosi) in cui si mostrava un'associazione tra rischio fratture dell'anca e consumo di grassi saturi e si ipotizzava un'azione negativa di questi grassi sul metabolismo delle ossa, con conseguente ridotta disponibilità di calcio, infiammazione e ridotta rigenerazione ossea.

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