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Siamo tutti chef, Marrone: «Questa società che ruota intorno ai fornelli»

Il semiologo palermitano, nel suo ultimo libro edito da Bompiani, presentato ieri a Villa Niscemi, analizza quella che lui sintetizza in tre parole come la «mania della gastronomia»

PALERMO. Se dovesse scegliere tra giocare una partita di calcetto o preparare un buon risotto, lui non avrebbe dubbi: vincerebbe il risotto. Perché la passione per il cibo è una cosa seria, da affrontare con ironia critica. Gianfranco Marrone in Gastromania mette in gioco innanzitutto se stesso e la sua passione per il cibo e ciò che rappresenta «anche se - precisa - io non sono soltanto un gastromane, ma cerco anche di rifletterci su».

Il semiologo palermitano, nel suo ultimo libro edito da Bompiani, presentato ieri a Villa Niscemi, analizza quella che lui sintetizza in tre parole come la «mania della gastronomia». Oggi l'alimentazione ha invaso ogni dimensione della nostra esistenza. Mangiamo, beviamo, gustiamo, degustiamo e, soprattutto, ne parliamo in un vortice in cui l'esperienza del cibo e il discorso su di essa si fanno un'unica cosa, la gastromania, appunto.

«La smania è collettiva», dice Marrone ed è per fermarsi a riflettere e suggerire possibili spiegazioni che nasce questo libro.

 L'ipotesi è che la gastromania non sia soltanto una moda...

«No, come spiego nel libro, si tratta di un fenomeno sociale più ampio e complesso. La gastromania è una esagerazione sia dal punto di vista quantitativo sia dal punto di vista dell'investimento personale e sociale. La gastronomia esiste quanto meno dal ’700 in poi, attestandosi come ricerca di cibo e vino per pochi, come alta ristorazione contrapposta a quella casalinga. La gastromania ha rotto questa opposizione a due e sdoganato la gastronomia per tutti. Naturalmente ha i suoi lati positivi e quelli negativi ed il mio non vuol essere né un attacco né una difesa, ma solo un modo per considerare, caso per caso, vari momenti per vedere cosa c'è di buono e cosa c'è di cattivo».

Oggi si fa un gran parlare di cibo, soprattutto in rete. Molti, ad esempio, criticano la figura del foodblogger, lei invece sostiene la sua importanza.

«Chi si occupa di blog ha avuto un ruolo fondamentale nello sdoganamento della gastronomia perché il blogger è colui che svincola e articola questa alternativa tra l'alta cucina professionale e la cucina casalinga locale. Un soggetto terzo che non ha professionalità pregresse ma può serenamente dire la sua».

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