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Consorzi di bonifica, troppe spese e tanti segni: quando la vera svolta?

Quanto si può andare avanti pagando i debiti con i fondi destinati agli investimenti?

Sembra strano doverlo dire; ma la scoperta dell'ennesimo buco nei conti regionali (cento milioni di debiti nei Consorzi di bonifica) rischia di non fare notizia. Proviamo allora a dirlo con un linguaggio elementare. La Regione Siciliana non ha più i soldi per mantenere l'incredibile apparato creato negli anni. Non è un problema occasionale né temporaneo; è un problema strutturale.

Così come una comune famiglia che dispone di 1.500 euro al mese non può permettersi di spenderne stabilmente 2.000 al mese, allo stesso modo la Regione - che ha visto venire meno negli ultimi cinque anni il 35% della copertura destinata a stipendi e salari - non può immaginare che l'impalcatura dei costi resti al suo posto, immutabile nel tempo. Sono passati pochi mesi da quando la Regione ha contratto un mutuo da un circa un miliardo di euro per tamponare i buchi della sanità siciliana. Ma come è possibile che ogni giorno spunta un nuovo debito? Poi l'assessore Borsellino ha svelato l'arcano con semplicità ed onestà intellettuale. La verità, ha detto, è che con i soldi che dovrebbero andare alla sanità si tappano altri buchi di bilancio. Quanto possiamo andare avanti dirottando sui forestali i soldi destinati alla sanità o magari pagando gli stipendi dei precari con i fondi europei, o peggio ancora pagando i debiti pregressi con i fondi statali destinati agli investimenti?

Proviamo allora a schematizzare; il bilancio regionale è ormai come quella coperta che gli inglesi chiamano patchwork, un lavoro fatto con le pezze. E quando compare un buco, ecco allora il cassiere regionale pronto a ritagliare una toppa per creare appunto una nuova toppa. Non si era spenta l'eco del mutuo da un miliardo, che ecco arrivare la doccia fredda di un nuovo muto da due miliardi di euro. Le ASP siciliane non possono certo fermare il servizio sanitario; la Regione, inseguendo una perenne emergenza, dirotta altrove i denari; le banche anticipano la somme mancanti e così i contribuenti siciliani pagano i costi della sanità, rimborsano gli interessi bancari e, per non farsi mancare nulla, si caricano dell'ennesimo debito per i prossimi trent'anni.

Non sappiamo se l'ARS autorizzerà questo nuovo mutuo (epperò come potrebbe fare altrimenti?). Ma ci chiediamo che cosa sia stato fatto, o magari immaginato, perché nel 2015 non si ripeta questo onerosissimo gioco delle tre carte? Che garanzie ci sono che le ASP vengano pagate per tempo? Chi ci assicura che non si debba reiterare il ricorso alle anticipazioni bancarie? Perché il cassiere regionale dovrebbe essere in grado di onorare i suoi impegni domani, quando ieri non ci è mai riuscito?

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